Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America che certamente era stato approvato in precedenza dal Conte Sforza in persona. · Secondo quel commento, sarebbe stato infantile e disastroso il pen– siero di fare imporre agli Alleati un governo di provati antifascisti, in luogo di quello di Badoglio; "ogni suo membro ne resterebbe per sempre screditato poiché sarebbe salito al potere all'ombra delle baionette straniere." Cacciare a furia di popolo il Re? Peggio che andar di notte. Non biso– gnava fare di lui un martire. E poi "si pregiudicherebbe il futuro della re– pubblica facendola nascere sotto il segno della violenza o delle armi stra– niere." - Una abdicazione seguita da una reggenza? Magari! Questa sarebbe stata "una straordinaria fortuna," "una soluzione elementare che semplificherebbe grandemente le cose." Ma c'era poca speranza che la grazia illuminasse quell'uomo. E poi con tre quarti del territorio italiano occupato dal nemico non si potevano risolvere questioni "costituzionali e dinastiche." - Rifiutare la propria cooperazione a Badoglio? Peggio che andar di notte. Mai e poi mai! "Una certa misura di unità è indi– spensabile se si vuol compiere uno sforzo supremo per cacciare al piu presto i tedeschi dall'Italia." Una "posizione negativa" per quanto "moral– mente giustificatissima" doveva essere esclusa "per amore e carità di . ,, patna. Che fare aìlora? "Le forze liberali antifasciste" dovevano associarsi con Badoglio, ma nell'associarsi dovevano seguire una via "che non transige sui princip1, anzi li riafferma e li impone." "Quale premessa e requisito assoluto di ogni contatto e di ogni forma anche remota o indiretta di collaborazione" Badoglio doveva accet– tare da essi le seguenti "condizioni ferree." 1) che il Re, o il suo successore, o il Consiglio di reggenza dichiarino in modo solenne che la questione costituzionale e dinastica è aperta e che sarà risolta dal popolo italiano in assoluta libertà, senza alcuna pressione o interferenza, alla fine della guerra; 2) che questo impegno riceva l'avallo formale delle Nazioni Unite; 3) che noti e pro– vati elementi antifascisti siano chiamati nel governo per assumere posizioni di respon– sabilità e di controllo; 4) che quei ministri, funzionari, ufficiali e soldati che accorre– ranno a prestare servizio nel governo e nelle forze armate, siano dispensati dal pre– stare giuramento di fedeltà al Re ed ai suoi successori e lo prestino invece soltanto alla nazione italiana ed al Governo di Liberazione. Se queste garanzie fossero state assicurate, sarebbe stato "delitto" nòn accettare la "tregua di Dio." Ma qualora "una limitata e cauta unità" dovesse esser raggiunta "a costo di transazioni con la coscienza di quelli che hanno il vanto di averla conservata scintillante e pura negli anni dell'esilio e della lotta, saremmo noi 1 pnm1 ad opporci con tutte le forze." Sarebbe stato difficile accumulare un maggior numero di eqmvoc1, contraddizioni e scappatoie. Non si voleva fare del Re un martire, anzi si era pronti ad inghiot– tirlo purché facesse la dichiarazione solenne sulla questione costituzionale 528 BibliotecaGino Bianco

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