Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America poneva a quella partenza. Ma un'energica obiezione fu sollevata a Londra per la ra– gione che il ritorno in Italia del Conte Sforza sarebbe stato incompatibile con l'intesa esistente fra i Governi Alleati e il Maresciallo Badoglio. La difficoltà non era insormontabile. Il 26 settembre il Conte Sforza rilasciò al Governo americano una, diciamo cosf, "dichiarazione d'inten– zione," come risulta da ·questo comunicato dell'O.W.I. Secondo la Radio delle Nazioni Unite (Algeri) del 24 Febbraio, un corrisponden– te dell'United Press ha intervistato Badoglio recentemente nella nuova sede del gover– no italiano in Napoli, il 24 Febbraio. Riproduciamo qui parte dell'intervista, quale è stata trasmessa dalla Radio di Algeri: "Badoglio ha severamente criticato il Conte Sforza e i partiti politici che insistono sull'abdicazione di Vittorio Emanuele, sebbene non si intravveda in Italia la possibilità di nessun altro governo che possa assicurarsi la stessa lealtà delle forze armate italiane, che ha attualmente il governo di Badoglio. "Egli (Badoglio) ricordò che il Conte Sforza, in una dichiarazione fatta a Washing– ton il 26 Settembre scorso, ammise la necessità di cooperare col presente governo italia– no, fintantoché questo avesse la fiducia dei governi alleati, aggiungendo che sarebbe 'criminale' l'opporsi a un tale governo. 'Ciononpertanto,' Badoglio disse, 'alla conferenza di Bari, i partiti e Sforza hanno insistito che il Re debba abdicare. Cosf, in contraddi– zione alla sua precedente promessa, egli, Sforza, pone una questione interna al di sopra della necessità militare.' Poi Badoglio aggiunse che 'non è stato il suo governo, bensf i dirigenti del congresso di Bari, che hanno cambiato la loro pplitica.'" Questo documento fu comunicato dal Governo americano ai Governi Alleati e a Badoglio, e questi 1'8 dicembre lo presentò al Consiglio dei Ministri, lo fece pubblicare dal giornale La Gazzetta del Mezzogiorno e accusò il Conte Sforza di non aver mantenuto la sua promessa di cooperare con lui e col re. Il Conte Sforza ammise l'autenticità del documento, e spiegò che in esso egli non aveva parlato della necessità che il Re se ne andasse, perché aveva creduto che Badoglio su questo punto consentisse con lui e che perciò fosse legato con lui "da una specie di contratto." Sarebbe stato Badoglio a non mantenere il patto. Da che mondo è mondo, i èontratti sono come le accademie del marchese Colombi: o si fanno o non si fanno. E quando si fanno, si fanno in forma esplicita. I sottintesi non sono ammessi e non contano. Non vi fu dunque nessun "contratto." Vi · fu solamente una promessa fatta dal Conte Sforza ai governi alleati di cooperazione con Badoglio. La sera dello stesso giorno 26 settembre, in cui quella promessa fu sottoscritta, un comizio ebbe luogo in New York, nel quale un discorso del Conte Sforza fece da piatto di sostanza. Il testo di questo discorso, quale si supponeva fosse stato pronunziato, fu dato da Nazioni Unite, or– gano ufficiale della Mazzini Society ed organo ufficioso del Conte Sforza, nel numero del primo ottobre, sotto il titolo: "Sforza per la unità di tutti gli italiani: denuncia il tradimento del Re." Secondo quel testo, il Conte Sforza aveva deplorato che vi fossero persone le quali domandavano agli italiani di stringersi intorno al Re, ma aveva cura di definire che quelle persone non si trovavano nel Governo 526 BibliotecaGino Bianco

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