Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America glioramento delle condizioni del proletariato non possono spingersi fino a preferire un regime civile ad un altro." L'unica specie di democrazia cri– stiana legittima era quella che era stata "affrancata da ogni significato po– litico, e alla quale non si collegava altro intendimento che quello del- 1'attività benefica cristiana in mezzo al popolo." Per. promuovere questa benefica attività cristiana, Leone XIII invocava la "cooperazione soprattutto di coloro che, in grazia delle loro ricchezze, della loro posizione sociale, della loro cultura intellettuale e morale, esercitavano la massima influenza sulla società." Infine, ordinava che tutte le forme di "attività cristiana in mezzo al popolo" fossero sottoposte, in ogni diocesi, al controllo del vescovo, assistito da un Esecutivo Centrale Nazionale delle organizzazioni cattoliche. Egli stesso n.ominò i membri di questo Esecutivo scegliendoli tra alcuni solenni personaggi che non avevano simpatia per nessuna spe– cie di democrazia, cristiana o non cristiana. Assoggettando ai vescovi e a questo Esecutivo il Movimento democratico cristiano italiano, Leone XIII, resolo innocuo, lo distrusse, sebbene ne lasciasse in circolazione il nome. I Democratici cristiani cercarono. di proseguire le loro attività poli– tiche senza ribellarsi al loro capo religioso. Fecero le mostre di non aver capito che la loro attività era stata condannata dal Papa. Il Papa non aveva proibito l'uso della parola "Democrazia Cristiana." Pertanto, 'essi so– stennero, una democrazia cristiana era ancora legittima. Leone XIII non tollerò l'equivoco. La Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari pubblicò il 27 gennaio 1902 un'" ordinanza spe– ciale," in forza della quale era espressamente proibito ai Democratici Cri– stiani di prendere parte a qualunque attività politica. Per giunta, un as– sistente ecclesiastico, nominato dal vescovo di ciascuna diocesi, avrebbe dovuto soprintendere alle loro riunioni. A quelli tra loro che scrive– vano, non era consentito iniziare polemiche sui giornali. Non era loro concesso di pubblicare scritti su argomenti morali e religiosi né sul "di– ritto naturale," senza avere prima ottenuto il permesso del vescovo. Era loro dovere obbedire sempre prontamente e in silenzio a qualunque or– dine delle autorità ecclesiastiche. Se si tengono presenti questi fatti, si vede nella giusta prospettiva il significato delle affermazioni di Leone XIII nell'enciclica Immortale Dei, secondo le quali "il diritto a governare non è necessariamente legato ad alcuna particolare forma di governç>" purché rimangano intangibili gli insegnamenti e i diritti della Chiesa. Questa affermazione deve essere collegata a quella contenuta nell'enciclica Graves de communi, nella quale è condannata la dottrina che giudica preferibile a ogni altro il governo del popolo. Nessun Papa ha mai condannato la dottrina che una forma monarchica assolutista di governo debba essere preferita a qualsiasi altra for– ma di governo. Eppure questa dottrina è stata esposta continuamente da luminari cattolici. Un governo di popolo non può promettere di ri– spettare le "libertà della Chiesa," mentre la monarchia assoluta sembra piu adatta a garantire che tali diritti restino inviolati. 522 BibliotecaGino Bianco

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