Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America chill parlava di "forze armate italiane," Badoglio diceva di non avere eser– cito, soggiungendo che avrebbe potuto organizzarne uno se gli Alleati avessero fornito armi ed equipaggiamento. La realtà è che gli Italiani hanno rifiutato di radunarsi attorno a lui e al suo Re. Ci turba e ci sorprende il timore espresso dal signor Churchill che un nuovo governo rappresentativo del popolo italiano potrebbe "resistere nella misura della sua audacia alle richieste fattegli dagli eserciti alleati." Gli Alleati non debbono temere deficienze di collaborazione da parte dei democratici italiani, se le loro richieste sono in armonia con gli ideali di "libertà e giustizia per tutti." Per questi ideali, nella lotta contro il na– zi-fascismo, gli italiani antifascisti impegnarono l'onore e la vita. Certamente, nessun governo italiano composto da uomini liberi che hanno sempre combattuto il fascismo, e che rappresentano le sane forze democratiche d'Italia, potrebbe o vorrebbe accettare richieste diso– norevoli. Riteniamo che il signor Churchill si renderà conto che qualunque ingiustizia commessa oggi - pur concedendo che non sia questo il tempo piu opportuno per preferenze ideologiche - non getterebbe che semi d'odio per i frutti avvelenati dell'avvenire. Perché i governi britannico e americano dovrebbero infliggere all'Italia la vergogna di una monarchia che ha perduto anche il p_iu lontano diritto al rispetto pubblico, e non può quindi rappre- sentare una forza costruttiva? \ La storia della monarchia negli ultimi venti anni è ben conosciuta da ogni italiano, e dovrebbe essere conosciuta dai popoli americano e bri– tannico. Nell'ottobre 1922 il ministero italiano presentò al re un decreto di stato d'assedio per reprimere la rivolta armata dei fascisti contro il governo costituzionale e le istituzioni democratiche della nazione. Il Re rifiutò di firmare questo decreto. Il 28 ottobre, calpestando le norme costitu– zionali, il Re designò come capo del governo il condottiero dei ribelli fa– scisti, che erano rappresentati al Parlamento da una piccola minoranza di 35 deputati su un totale di 525. Nel 1923 il Re, violando il principio costituzionale che le forze armate appartengono alla nazione, fumò il decreto in virtu del quale le squadre fasciste di rivoltosi e di banditi furono organizzate in "Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale" legata a Mussolini da giuramento personale di fedeltà. Nel luglio 1923 il Re firmò il decreto di modifica della Legge elet– torale, per mettere praticamente il Parlamento alla mercè del Partito fascista. Nel 1924, dopo l'assassinio di Matteotti, il popolo intero si volse contro il fascismo; ma al popolo fu detto di non usare violenza perché il Re avrebbe fatto il suo dovere quale custode della Costituzione ita– liana. Tutti i rappresentanti democratici del popolo italiano denuncia– rono al Re i delitti del regime fascista. Il Re ascoltò, prese visione dei documenti, e non intervenne che per consegnare i documenti a Mussolini 506 BibliotecaGino Bianco

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