Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Religione e politica De Corpel afferma che la Chiesa non fa politica, non appoggia e non combatte alcun regime politico come tale, perché mira solamente a proteggere gli interessi religiosi e morali delle popolazioni cattoliche. Anzitutto sarebbe bene eliminare dalla discussione la astrazione "Chie– sa," e dire, come facciamo noi, "il Papa e i suoi aiutanti." Se proprio vogliamo usare un termine astratto possiamo dire "il Vaticano." La Chie– sa consiste dei fedeli, del basso clero, dell'episcopato e del governo cen– trale, il Vaticano. I fedeli e il basso clero non hanno altra parte nel go– verno della Chiesa che credere e obbedire. I vescovi governano gli af– fari locali secondo le direzioni che ricevono dal governo centrale. Dunque né i fedeli, né il basso clero, né i vescovi possono essere ritenuti respon– sabili per quanto il Papa e i suoi aiutanti" o il Vaticano, nella loro in– controllabile autorità, decidono e comandano. Il Vaticano non fa politica? Nel passato, quando il Papa era sovrano di un territorio nel centro d'Italia, il Vaticano ha fatto sempre politica. Anche dopo che il potere temporale era stato abolito, il Vaticano ha fatto politica. Il pontificato di Leone XIII fu una successione continua di manovre contro il Governo italiano. Non era questa azione politica? Il Vaticano fa politica oggi e ne farà domani come ne ha fatta nel passato. Gli sarebbe umanamente impossibile non fare politica. Il perché è chiaro. La Chiesa - qui è il caso davvero di dire. "la Chiesa," cioè la collettività dei fedeli e del clero - non è soltanto una organizzazione spirituale, cioè una istituzione avente come scopo la edificazione religiosa dei fedeli e il culto. La Chiesa è una istituzione che vive in questo mondo ed ha una struttura giuridica. Il Papa non è soltanto la guida spirituale dei fedeli. Egli si arroga il diritto di rappresentare in ciascun paese la co– munità dei fedeli nei suoi rapporti con le autorità secolari. Il Papa si affer– ma anche sovrano territoriale anche se il suo territorio non è oggi pi-u esteso che un guscio di noce. Egli non può ottenere il rispetto della sua sovranità territoriale, e i diritti che pretende esercitare in ciascun paese come sovrano spirituale del clero e dei fedeli, se non in virtu di accordi espliciti o impliciti, protocollati o taciti, con le autorità secolari. Dove quei diritti non sono rispettati o sono minacciati, il Papa deve lottare apertamente o manovrare cautamente per ottenerne il rispetto. Deve caso per caso organizzare la resistenza contro certi gruppi politici, favorirne al– tri, far propaganda diretta o indiretta, esercitare pressioni, fare e ottenere concessioni. Questa è azione politica. • Si fa presto ad affermare che l'Azione Cattolica è apolitica, quasi che vi sia. azione politica solamente quando esista una organizzazione che si dica politica. Nel fatto l'Azione Cattolica, per confessione del suo stesso statuto, deve informare la politica ai princip1 della fede cattolica. In Italia, nel 1929, quando i vescovi, dopo la firma dei Trattati del La– terano, eccitarono i fedeli a partecipare al plebiscito votando "sf," e in molti comuni rurali i parroci andarono a votare a capo dei loro contadini 7 BibliotecaGino Bianco

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