Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Risposta a Don Sturzo Ma siccome ogni compromesso implica un'attenuazione d_elleproprie idea– li esigenze, la Chiesa i-n siffatti casi "adotta criteri d'azione inferiori." Don Sturzo ha voluto scorgere nelle parole "sacrario" e "criteri in– feriori" un tono "sarcastico," e sospetta che noi accusiamo la Chiesa di seguire "la teoria che il fine giustifica i mezzi." Egli ci attribuisce l'idea che la Chiesa riponga i princip1 in un "sacrario," per poi adattarsi indiscriminatamente alle contingenze. E ci dice "se avesse fatto cos1, avrebbe accettato una buona parte della Riforma, per evitare lo smem– bramento della cristianità europea; e avrebbe pure accettato una buona parte del n1oderno razionalismo naturalistico." In realtà, lungi dal condannare il principio e la prassi del fare dei compromessi, noi abbiamo affermato chiaramente che la scelta del minor male deriva da "sano buon senso" e abbiamo scritto: "La Chiesa in ogni epoca e in ogni situazione insegna la dottrina sacra immutabile ed i principi morali che sono contenuti nella legge e nella rivelazione divina. Su questo punto la Chiesa non ammette nessuna esitazione e nessun com– promesso." Quando abbiamo parlato della "applicazione pratica, special– mente dei principi morali, riguardo ai quali la Chiesa è costretta ad adottare criteri di azione inferiori," non intendevamo parlare di compromessi dog– matici, ma di accordi politici, ed era ovvio che le nostre osservazioni si riferivano solo ai compromessi politici. Cosi', ben sapevamo che lo "ac– cettare buona parte della Riforma o del naturalistico razionalismo moderno" avrebbe comportato né piu né meno che trarre fuori i principi dottrinali e morali immutabili dal loro sacrario, e calpestarli sotto i piedi. Lo sape– vamo_ bene, ed abbiamo detto che la Chiesa non ammette nessuna esi– tazione o compromesso in siffatte questioni. Un compromesso non dev'essere condannato per il semplice fatto che è un compromesso. Un compromesso reso necessario da circostanze piu o meno sfavorevoli (ipotesi), per quanto non possa essere ritenuto soddisfa– cente come il bene assoluto (tesi), non deve essere in tutti i casi biasi– mato. Caso per caso bisogna vedere quanto del bene assoluto sia stato sacrificato, e se i vantaggi positivi ottenuti in questo modo, o il male cos1 evitato, valgano il prezzo pagato. Abbiamo condannato in tutti i casi quei compromessi che conducono ad una collaborazione attiva col male. Vi sono delle barriere che nessun compromesso deve superare. Nel trattare quest'argomento abbiamo seguito da vicino lo stesso insegnamento di Don Sturzo nel suo articolo "Politique et théologie morale" (Nouvelle Revue T héolo gique, settembre-ottobre 1938). In quell'articolo egli mise in rilievo che "uno dei doveri assoluti della morale cristiana è quello di evitare la coll"borazione col male." Quindi egli dimostrò quanto fossero caduti in basso alcuni teologi catto– lici nel sostenere o difendere il nazismo e il fascismo; e .finalmente sollevò la questione se la Chiesa, nel trattare con governi che negano ai loro cit– tadini qualsiasi libertà di seguire una condotta cristiana, non abbia coope~a– to, sia pure tacitamente, col male. Seguendo questa teoria, che è fondata 491 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=