Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Risposta a Don Sturzo "zelanti," ma non possiamo ignorare le critiche quando vengono formulate da un uomo come Don Luigi Sturzo. Anche se dissentiamo da lui su ar– gomenti vitali, dobbiamo rendere omaggio alla sua integrità morale, alla sua intelligenza, al modo dignitoso in cui egli ha sofferto per la sua causa, e, infine, al poco affetto di cui egli è stato circondato in Vaticano durante il periodo fascista. Nel suo articolo La Chiesa e la Democrazia e Salvemini e La Piana pubblicato nel settimanale dei Gesuiti America, (6 novembre 1943), Don Sturzo si sforza di dimostrare l'erroneità della nostra affermazione che la democrazia moderna, cosf com'è intesa e praticata negli Stati Uniti, e come vorremmo venisse istituita in Italia alla fine della guerra, è incompatibile con la dottrina della Chiesa cattolica. La tesi che abbiamo esposto nel nostro libro si può riassumere cosf: la pietra angolare della democrazia moderna consiste nella libertà di coscien– za e di culto per tutti, nella libertà di parola e di stampa per tutti, e nella libertà di associazione per tutti. Senza queste libertà non vi è democrazia. La teologia cattolica, coerente colla pretesa della Chiesa di rappresentare l'unica via di salvezza, condanna queste libertà e ha decretato piu volte che esse sono eretiche, esecrande e fatali per la società umana. Quando. si deve adattare a condizioni che non riesce a controllare, il Vaticano tollera i regimi e i movimenti democratici, e ricorre a compromessi dettati dalla necessità. Ma secondo la dottrina della Chiesa un moderno regime demo– cratico è in se stesso cattivo. Don Sturzo non contesta la nostra dichiarazione circa la dottrina cattolica, ma considera errata la nostra definizione della democrazia cri– stiana. Sta di fatto che nella sua enciclica Graves de Communi (18 gennaio 1901), Leone XIII insegnò che "secondo parecchie persone per bene" la "d . . . " " . " . " . 1 b' " emocraz1a cristiana era un termine piuttosto penco oso e am iguo. Queste persone non hanno fiducia in detta espressione per piu di una ragione. Temono eh~ il termine possa venire erroneamente considerato come significante un governo popolare o significhi una preferenza per quella forma di governo su qualsiasi altra. Temono che possa fare apparire che la dottrina -cristiana si limiti a patrocinare gli interessi delle classi inferiori, mentre le altre classi della società sarebbero, per cosi dire, lasciate fuori. Temono che sotto questa espressione ingannatrice possa celarsi qualche proposito di screditare ogni specie di autorità legittima, tanto secolare quanto religiosa. Per evitare tale equivoco, Leone XIII si propose di "definire quali dovrebbero essere le idee dei cattolici su questo problema." Prima di tutto, essi dovrebbero ripudiare la dottrina che "nello Stato il potere apparti'ene al popolo." In verità il termine democrazia significa regime popolare. Ma i cattolici sono autorizzati a fare uso di ·questo termine solo dopo averlo "privato. di' qualsiasi significato politico, e nessun altro -significa.to deve essergli attribuito se non quello di una benevola azione cristiana a favore 489 Biblioteca Gino B~anco

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