Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

"Vaticano e fascj,smo secondo Salvemini e La Piana" scevica in Russia. Se un concordato prende una colorazione politica, ciò non dipende dalla Chiesa, ma dallo Stato contraente, che sfortunatamente lo usa a proprio vantaggio. È la storia di tutti i concordati. Tra parentesi, il lettore non resti sorpreso se accenno qui alla possi– bilità di un concordato perfino con -la Russia sovietica. Non fu forse Pio XI che durante la Conferenza Internazionale di Genova nel maggio 1922, mandò una delegazione vaticana guidata dall'allora sottosegretario di Stato, monsignor Pizzardo (oggi cardinale) a conferire col Commissario degli Esteri sovietico, che era allora Chicherin? Gli autori, per giustificare la implicazione politica della quale ho parlato, ritornano sulla transazione finanziaria dei Patti Lateranensi, affer– mando "che una parte considerevole delle entrate vat1:canedipende dalla Tesoreria di Stato del regime fascista." Con questa affermazione mi sem– bra si insinui che per il fatto di ricevere dalla Tesoreria italiana un contri– buto annuo di 80 o 100 milz'oni il Vaticano si è legato al regime fascista, che sosterrebbe per timore che un altro regime (ad esempio repubblicano) potrebbe sospendere o annullare detto contributo. Ma gli storici di Harvard avrebbero dovuto ricordarsi che dal 1871 al 1929 i Papi amministrarono le finanze vaticane senza questo contri'buto, · e che i Papi possono ben permettersi il lusso di rifiutare contributi finanzi'ari politicamente condizio– nati",come fece Pio X quando preferf, nel caso della Francia, perdere tutta la proprietà e le rendite delle chiese e prganizzazioni ecclesiastiche re– quisite dallo Stato e valutate a 600 milioni di franchi, piuttosto che accettare le proposte delle Associazioni diocesane che egli' rùeneva perico– lose per l'indipendenza e la libertà della Chiesa. E se, per avventura, Pfo XI avesse fidato tanto poco nella Provvi– denza da tenere troppo al contributo italiano, forse i suoi successori avrebbero seguito l'esempio di Pio X. Ma Pio XI non era meno degno dell'uomo che ammirava e il cui· nome aveva preso. Ed è strano che storici del calibro dei nostri autori, che si soffermano a leggere fra le ri'ghe i documenti', non studino la psi"èo– logia dell'uomo di cui parlano. Se c'è mai stato un Papa che con le sue spontanee uscite e. con innumerevoli' allocuzioni abbia rivelato al mondo la sua anz·ma e tutte le fasi del suo pensiero e dei suoi sentimenti, questo fu senza dubbi'o Pio XI. Sorprende perciè vedere ·i tentf:l,tividi smi·nut're il significato della chia– ra e ininterrotta denuncia da parte di Pio Xl delle leggi antisemitiche introdotte in Italia. Su questo punto gli autori citano alcuni articoli t~att~ da fascicoli di Civiltà Cattolica del 1936-1938 1 sull'ebrai'smo e sul szonzsmo che io non ho letto, ma sui quali farei qualche. ri'serva per ciò che se ne riferisce alle pp. 91-94. Tuttavia, se i nostri· autori·, anziché citare documenti di dubbia attendibilità (i'ntendendo che siano stati ispirati dal Papa in persona) avessero citato le esatte parole di Pio XI e avessero gettato luce sulla posizione politica, nel gi·usto senso della parola, presa dal Papa, avrebbero visto che non soltanto egli protestò per la violazi'one I 485 Biblioteca Gino Bianco I

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