Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Salvemini e Sf orza 1 Gli scrittori di "Nazioni Unite" mi haano fatto l'inaspettato e non desiderato onore di riprodurre la lettera da me scritta a "Controcorrente" sul "caso Sforza" nel centro della prima pagina e senza contraddizioni. Cosf essi hanno voluto coinvolgermi nelle loro responsabilità. Questo mi obbliga a mettere le cose a posto. A mio parere, non è necessario, anzi è errore condannare Sforza qui in America in previsione di errori che forse commetterà, prima che li commetta in maniera irreparabile. Noi non abbiamo nessun obbligo di ri– lasciare a Sforza cambiali in bianco e di tenerci pronti ad approvarlo qua– lunque cosa egli faccia. Ma soprattutto dobbiamo tener presente il fatto che le decisioni sui problemi italiani non sono prese da Sforza a Napo– li. Esse sono prese dal Primo Ministro Churchill e Londra e dal Pre– sidente Roosevelt a Washington. Mentre l'ufficio di opporsi ad even– tuali errori di Sforza spetta a coloro che lavorano in Italia, a noi qui in America spetta un altro ufficio: quello di mettere in luce gli errori che vengono deliberati qui, e di cui Sforza in Italia potrebbe essere vittima, e, speriamo, non si renda complice. A condannare Sforza, se egli commetterà un suicidio morale e politico, saremo sempre a tempo. Con– dannarlo oggi dall'America per quel che potrebbe fare sotto la pressione delle autorità inglesi o americane, invece di criticare le autorità inglesi e americane, significa battere la sella lontana invece di battere l'asino vicino. Gli errori che dobbiamo criticare e combattere qui in America sono tre. 1. concentrare tutte le ostilità contro le persone del Re e di suo figlio; e illudersi che il problema costituzionale sollevato dai disastri materiali e morali della presente guerra possa essere risoluto mediante una reggenza - poco importa se affidata a Maria -José, o a Badoglio, o a qualunque altro agente monarchico - la quale reggenza terrebbe il letto caldo per il bamberottolo regio e renderebbe legalmente impossibile, alla fine della guerra, la libera elezione a suffragio universale di un'assemblea costituente che dovrebbe decidere se conservare la monarchia o adottare la repubblica; 2. associare Sforza o Croce con Badoglio e i generali nel ricostituire un esercito regio, che sarebbe inefficiente nella guerra di liberazione nazio– nale, ma sarebbe destinato a servire come strumento di guerra civile per imporre la monarchia al popolo italiano; 3. in~urre Sforza ad associarsi con Badoglio e gli altri complici di Mussolini, del Re e di Badoglio, invece di mantenersi libero da ogni complicità, per il momento in cui tutti, cominciando dal Re e da Ba– doglio, dovranno rendere i conti. · "L'Italia Libera," 16 gennaio 1944. 482 BibliotecaGino Bianco

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