Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prigionieri di guerra italiani è stampato a Brooklyn, da un gruppo di preti che per molti anni fecero propaganda fascista sfacciatamente, e senza il minimo scrupolo. Oggi fanno finta di niente, e si interessano unicamente di questioni religiose. I prigionieri sono sotto il controllo di ufficiali superiori (loro "por– tavoce") senza che nessuno domandi che razza di gente siano questi si– gnori. In America il regime fascista sopravvive dopo essere stato abolito in Italia (almeno ufficialmente) dall'A.M.G. Da alcune lettere di un ufficiale inferiore che si trova 1n un campo americano di concentramento, trascrivo le frasi seguenti: In Italia ero un ascoltatore assiduo dell'N.B.C. Ora sono prigioniero. La prego di scrivermi e di parlarmi dell'America, questo paese che sta portando la libertà al mon– do. Mi piacerebbe molto esserne informato. Ma devo accontentarmi di immaginare. Qui la vita è soddisfacente dal punto di vista materiale e morale. I suoi concittadini ci aiutano come meglio possono, e noi non manchiamo di niente. Ma quelli che hanno le stesse mie idee sono alla mercé degli elementi fascisti, che ci avvelenano la vita, già abbastanza triste per il pensiero delle nostre famiglie. Non abbiamo libertà di parola. Vorrei andare in qualche altro campo, o avere da lavorare, in modo da evitare il con– tatto con i fascisti. Lei vive in un paese libero dove ognuno può avere le proprie idee ed esprimerle. Non è vissuto in Italia durante vent'anni di asfissia fascista. Chiunque fosse devoto alla libertà e alla democrazia era schiacciato sotto il peso immenso di un'ingiustizia, violenza, disonestà e camorra, senza precedenti nella storia. I fascisti non erano molti in Italia. Ma quei pochi hanno oppresso un popolo intero. Qui parrebbe che questo campo sia diventato il centro di raccolta di tutti i fascisti italiani. Gli ufficiali sono per la maggior parte fascisti. Sotto il fascismo, i vecchi ufficiali hanno avuto una vita piacevole; i piu giovani sono stati tenuti un un'atmosfera opaca, senza idea di quel che possono essere libertà e democrazia. Fu detto loro che libertà e de– mocrazia erano fonti di anarchia. Sono stati abituati alla violenza nelle relazioni pri– vate e pubbliche. Come è possibile vivere fra questa gente? Mi sento, moralmente, soffocare. Eppure, c'è gente in questo Paese che si affanna a far conferenze e sproloqui sui modi e sui mezzi di rieducare, anzi "decontaminare" l'Eu– ropa. Se cominciassero da casa loro? Chi sono coloro che sono stati o saranno scelti per occuparsi dei prigionieri di guerra italiani? Quali istruzioni hanno ricevuto dai re– sponsabili dell'indirizzo politico? È possibile a dei privati cittadini · di aiutarli nel loro compito? A quali cittadini è stato chiesto o concesso di portare questo aiuto? Alla radice di tutte queste domande ce n'è una, fondamentale. Sono forse gli italiani gente da mantenersi sotto il ghiaccio fascista, affinché tornati in patria, obbediscano senza alcuna ripugnanza ai gerarchi fascisti vecdii e nuovi? O devono piuttosto esser trattati co.tlneanimali ragione– voli, capaci di vedere la luce come la vediamo noi? Questo non è un segreto militare, sul quale i profani non hanno nulla da dire. Questo è un p,roblema morale ·e politico che dev'essere pub– blicamente discusso dal governo e pubblicamente risolto. 481 BibliotecaGino Bianco

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