Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prigionieri di guerra italiani Per vent'anni sicofanti privi di scrupoli hanno falsificato la storia d'Italia. Anche qui il filo è stato interrotto e dev'essere riallacciato. Oc– corre ristampare alcuni libri o tradurli dalle altre lingue in italiano: La vita di Lorenzo Benoni di Giovanni Ruffini; le vite di Garibaldi e di Ma~ zini di Jessie White-Mario, i Patrioti italiani di Evelina Martinengo-Cesa– resco, Garibaldi e i mille e La difesa di Roma di Giorgio Trevelyan, Fon– tamara, Pane e Vino e Il seme sotto la neve di Ignazio Silone, Golia di Borgese, e cosi via. Gli ufficiali di complemento troverebbero in queste opere cibo salutare per le loro menti digiune. Si dovrebbe pubblicare alme– rio un settimanale e si dovrebbero organizzare radiotramissioni per i prigio– n1en. Fra i prigionieri di guerra vi sono fascisti, antifascisti, e uomini che odiano Mussolini e il fascismo, ma non• sanno in che cosa credere, in che cosa sperare, che cosa amare. Uomini tanto diversi devono essere tenu– ti tutti insieme? È _il 'tragico errore commesso nel 1940 dagli inglesi, quando si dovette risolvere il problema degli "stranieri nemici," di citta– dinanza italiana. A quei tempi circolava una storiella: a un internato che si dichiarava antifascista, fu risposto: "non ci interessa di sapere che specie di fascista è lei." Forse la stopella non è vera, ma esistono leggende piu vere della storia. Nel Canada, i preti cattolici fascisti, che avevano avve– lenato per vent'anni le menti degli italiani, vennero lasciati in libertà grazie alla protezione dei vescovi, I?entre degli operai antifascisti vennero spediti in un campo di concentramento. In India i prigionieri furono posti sotto il controllo di un giornali– sta inglese, il signor J. S. Munro, che aveva soggiornato a Roma in qua– lità di apologista di Mussolini, e al quale dobbiamo il libro L'Italia potenza mondiale grazie al fascismo, infarcit~ dalla prima pagiJ:?-a ll'ultima di di– sgustose menzogne fasciste. Fino a pochi mesi or sono i campi erano con– trollati da agenti del partito fascista. I prigionieri dovevano accettare le tessere del partito e pagare le quote relative. D'accordo coi gerarchi fa– scisti lavoravano i cappellani. Quattro antifascisti vennero uccisi in uno dei campi, uno in un altro campo. In Australia, il 16 novembre 1942, un antifascista, Francesco Santini, fu uccisò dai fascisti in mezzo ai quali era costretto a vivere. Sappiamo che, alla fine, le autorità inglesi si sono rese conto della necessità di dividere il diavolo dall'acqua santa. Ma già una buona parte dei prigionieri erano stati terrorizzati, e temevano che, se avessero manifestato le loro idee, gli inglesi li avrebbero lasciati un'al– tra volta, senza protezione, in balia dei delinquenti fascisti. E cosa dobbiamo dire dell'America? 1 Apprendiamo dal New York Herald Tribune del 31 maggio 1943 che fra i prigionieri di guerra tedeschi che lavorano al bacino di Denison Dam "un prete cattolico celebra la messa all'aperto· per i fedeli, mentre i servizi religiosi protestanti verranno istituiti in seguito." Niente da obiettare alle messe celebrate dai preti cattolici. Ma perché mai i servizi religiosi prote– stanti dovranno essere. istituiti "in seguito?" Quelli, tra i prigionieri di 479 iblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=