Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prigionieri di guerra italiani 1 Secondo informazioni apparse recentemente nei giornali, negli Stati Uniti si troverebbero, in 38 campi, 95.000 prigionieri di guerra: 45.000 tedeschi e 50.000 italiani. Di questi prigionieri, molti erano contadini, e possono dunque essere utilizzati in lavori agricoli. Altri sono impiegati nella costruzione di stra– de, dighe, impianti di irrigazione e simili. Molti hanno capacità particolari: sono falegnami, muratori, imbianchini, sarti. Speriamo che anche. loro siano messi al lavoro. Verranno, dunque, impiegate le braccia di questa gente. Ma che av– verrà delle loro menti? Sentiamo ripetere spessissimo che l'America deve "rieducare," an– zi "decontaminare" l'Europa. S~nza prenderci il disturbo di andare in Europa, possiamo decontaminare oggi, qui, migliaia di anime. Che cosa si può fare? E che cosa, in realtà, viene fatto? I prigionieri, non vi è alcun dubbio, vengono dovunque trattati con umanità, specie quelli che lavorano in campagna. Non saprei dire come risponderanno a questo generoso trattamento i prigionieri tedeschi perché non conosco a fondo la mentalità tedesca. Ma gli italiani li cono– sco, e sono certo che, per la maggior parte di loro, né umanità, né genero– sità andranno sprecate. E questo sarà il primo modo, e non il meno effi– cace, di rieducarli politicamente. Per vent'anni in Italia le scuole, i libri, i giornali, la radio, tutto ha contribuito a screditare le istituzioni democratiche e a distruggere la tradizione democratica italiana. Ogni generazione ha bisogno che le si insegnino di nuovo le verità sco~rte .dalle generazioni passate. Se non si compie questo lavoro educativo con ogni giovane, la tradizione si spezza, e l'umanità perde tutto ciò che ha appreso dagli errori e dalle esperienze passate. Con i nostri prigionieri di guerra, possiamo riallacciare il filo rotto dal fascismo. Per mezzo della stampa e della radio si dovrebbe dir loro come funziona giorno per giorno la democrazia in Inghilterra e negli Stati Uniti. Non se ne dovrebbero nascondere le deficienze: al contrario, si do– vrebbero ammettere e criticare con la massima franchezza. Ma i vantaggi che essa assicura all'uomo medio, nella sua vita quotidiana, le garanzie che essa offre alla sua dignità morale e al suo benessere, le possibilità che ne sorgono per la libera ~ooperazione contro l'ingiustizia e il male, dovrebbero essere desc;ritti e illustrati ampiamente. Il prigioniero di guerra dovrebbe rendersi conto che può lavorare non soltanto contro il fascismo, ma per qualche cosa di meglio, e che questo qualche cosa già esiste, a portata di mano. 1 "The New Republic," 10 gennaio 1944. 478 BibliotecaGino Bianco

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