Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America dal Re, dai capi dell'Esercito e dagli industriali, si sarebbe liberata di Mus– solini e si sarebbe messa contro i tedeschi. Perciò gli annunciatori alla ra– dio americani e_britannici continuavano a stimolare il malcontento, la re– sistenza passiva, la resa, le dimostrazioni per la pace, e soprattutto, il sa– botaggio, ma non incitarono mai alla rivoluzione. Secondo il Piano americano di riorganizzazione mondiale, descritto nell'American Mercury del novembre 1942, uno degli obiettivi americani è quello di "prevenire lo scoppio di rivoluzioni nei paesi sconfitii." Nel dicembre del 1942 Elmer Davis, direttore dell'Ufficio delle In– formazioni di guerra, affermava che il suo Ufficio non era propenso "a incoraggiare alcuna vera resistenza" in Italia e non stava dirigendo alla radio "attacchi personali contro il Re Vittorio Emanuele." Gli scioperi scoppiati in Italia nella scorsa primavera non rientravano nei piani anglo– americani, e quindi vennero taciuti dalla stampa anglo-americana; non fu– rono annunciati dai nostri annunciatori agli ascoltatori italiani perché non si propagassero. Questo avrebbe significato "incoraggiare una vera e . . ,, propna resistenza. A Manchester, Inghilterra, il 5 giugno, Lord Clanwilliam, Presidente dell'Associazione dei Clubs dei Conservatori, dichiarò che: "La migliore speranza per l'Italia era che il Re Vittorio Emanuele e il Maresciallo Ba– doglio prendessero la situazione in mano." Il nobile Lord aggiunse che "il Maresciallo è un vero amico di questo paesç e non avrebbe mai per– messo all'Italia di entrare in guerra contro l'Inghilterra se ne avesse avuto la possibilità." Il Re d'Italia era stato definito dal defunto Re Giorgio V come "il sovrano piu saggio d'Europa" (Londra, Observer, 6 giugno 1943). Eppure, non piu di quindici giorni prima, Re Vittorio Emanuele aveva firmato il seguente telegramma a Hitler: Nel quarto anniversario del Trattato che unisce le nostre due nazioni, v'invio o Fiihrer, i miei piu sinceri auguri per la grandezza e la prosperità della nazione tedesca, nella certezza che il coraggio e il valore dei .O:ostrieserciti non possono che condurre alla vittoria (New York Times, 22 maggio 1943). Il numero dell'agosto scorso dell'American Mercury, rivelò il piano americano per l'Italia dopo la sconfitta. Era dovuto alla penna di un gior– nalista che, secondo la redaz~one della rivista, "aveva seguito dappresso l'at– tività del Dipartimento di Stato per un certo numero di anni" e le cui "interpretazioni della politica ufficiale americana, in rapporto all'Europa, erano state molto esatte." In breve, una vera e propria rivelazione giorna– listica di carattere ufficioso. È ovvio che quel giornalista aveva avuto modo di ricevere l'imbeccata parecchie settimane prima dell'uscita del numero della rivista, o per lo meno prima del luglio, quando nessuno prevedeva che il 25 luglio il Re avrebbe licenziato Mussolini. Secondo il piano del Dipartimento di Stato "il popolo italiano do– veva redimersi. Chi vuole la libertà deve essere pronto a battersi per con– quistarsela." Desiderava forse il Dipartimento di Stato una rivoluzione po- 454 ., .. BibliotecaGino Bianco

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