Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

. Quel che ci costano il Re e Badoglio un giuramento personale di fedeltà e che servirono sotto la sua bandiera per cinquant'anni. Fra l'altro, il maresciallo Graziani ci fu presentato da giornalisti che sono a conoscenza dei segreti degli dei di Londra e di Washington, come un antifascista pronto a venire dalla nostra parte. Tra le centinaia di migliaia di uomini sparsi in Francia, in Sardegna, in Grecia, nelle isole dell'Egeo, gli ufficiali inferiori e i soldati si sbanda– rono. La maggior parte degli ufficiali superiori passò ai tedeschi. In Jugoslavia qualche unità sta combattendo a fianco dei partigiani, alcune con Mihajlovic, 3 e altre con i tedeschi. Gli ottantacinquemila uomini stan– ziati in Corsica dovettero rimanere uniti per potersi salvare in quella terra ostile. Ma il loro generale non attaccò i tedeschi. "In molti casi, allor– ché i soldati italiani volevano combattere, essi ne furono impediti dai loro ufficiali, cosicché ventimila soldati nazisti riuscirono a fuggire praticamente incolumi" (New York Herald Tribune, 9 ottobre). Perfino a Roma lo stesso Badoglio fu incapace di organizzare qual– siasi difesa contro l'inevitabile assalto tedesco. La sola cosa che seppe fare fu di scappare insieme al Re, e di affidare il governo della città al genero di questo ultimo, il quale a sua volta, si arrese ai tedeschi senza combattere e si fece vivo solo per avvertire i cittadini che chi~nque avesse resistito o avesse nascosto delle armi, sarebbe stato giudicato dai tribunali militari e passato per le armi. Badoglio fu incapace persino di informare i nostri capi militari che i tedeschi li stavano aspettando a Salerno, il che significa che non possedeva neppure il piu rudimentale servizio di informazioni. Il 12 settembre, il colonnello Emilio Sabbadini, comandante della Accademia Mili– tare di Gioia del Colle riun1 i suoi allievi e disse loro di consegnare le armi ai tedeschi. Gli allievi, quasi all'unanimità si rifiutarono, cosicché il colonnello chiamò i tedeschi, li fece disporre agli ingressi e nel cortile della scuola, dove gli allievi vennero disarmati (New York Times, 24 ottobre). A Napoli, i tedeschi erano stati demoralizzati dalla notizia della resa del Re e di Badoglio e si sbandarono. I capi dell'esercito italiano, sia che fossero stati lasciati senza istruzioni, sia che si considerassero legati ai tedeschi, aiutarono questi ultimi a riprendersi dal panico. Furono gli ufficiali della Marina, abbandonati a se stessi, in una com– pleta disorganizzazione, che "si misero in abiti civili, invitarono i loro uo– mini a fare lo stesso e organizzarono la resistenza." "Si unirono a loro ra– gazzi di quindici anni e uomini di sessanta" (New York Times, 6 ottobre). "Parecchi ragazzi lanciarono granate contro i carri arin.ati tedeschi." "Alla fine, venti giovani dai sedici ai diciotto anni, furono fucilati dai tedeschi per aver sparato dai tetti.'! "Quando i tedeschi abbandonarono Napoli, tutte le cam1c1enere che li avevano aiutati, furono ·massacrate." (New York Ti– mes, 6, 7 ottobre e New York Herald Tribune, 8, 10 ottobre). 3 Draza Mihajlovic, colonnello comandante dei guerriglieri monarchici jugoslavi. 447 Biblioteca Gino Bianco

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