Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Quel che ci costano il Re e Badoglio del popolo italiano, poi si associò a Hitler nel tentativo di tradire tutti i popoli d'Europa, poi tradf Mussolini, poi tradf Hitler. Chi tradirà do– mani? Quando fu negoziato e firmato il trattato d'alleanza con la Germa– nia, Badoglio era il Capo di Stato Maggiore generale. Senza la sua con– nivenza né il Re né Mussolini avrebbero potuto approvare H trattato. Per questo egli ne fu responsabile quanto il Re. E non meno del Re egli si disonorò non con la resa, ma con l'armistizio e la "cobelligeranza." Questi due uomini ci ricordano quel condottiero del '400 che soleva dire: "Cerchiamo di sfuggire al danno, quanto alla vergogna, non importa, riusciremo a sfuggire anche a quella." , Come risultato del loro tradimento, i due uomini si trovano ora in grembo a Churchill e a Roosevelt. In Francia, nel giugno -del 1940, quando sembrò che il Maresciallo Pétain, dopo la resa incondizionata, volesse dare assistenza alla Germania nella guerra contro l'Impero britanni– co, il presidente Roosevelt lo ammon1 ricordandogli che "il fa~to che un go– verno sia prigioniero di guerra di un'altra potenza non autorizza tale prigio– niero a porsi al servizio del suo vincitore per operazioni belliche contro l'ex alleato" (telegramma del 18 giugno 194b). Nel 194J questi ammonimenti morali del 1940 non sono piu validi. Il 21 settembre Churchill disse agli italiani che "il Re e Badoglio dovreb– bero essere aiutati da tutti quegli elementi liberali di sinistra che sono in grado di far fronte al nazismo". Certo, Churchill e Roosevelt non avevano bisogno di preoccuparsi dell'onore del Re e di Badoglio quando lo presero al loro seguito. Nessuno li aveva prescelti perché salvaguardassero l'onore di tutti i Re e mare– scialli di questo n1ondo. Nessuno li obbligava a domandarsi se stavano trattando con dei gentiluomini o con dei traditori, ma solo se stessero facendo o meno un buon affare. Ma si può dire che abbiano fatto un buon colpo? Ci si dice che in Italia il Re è il simbolo del potere sovrano e come tale gli è dovuta la fedeltà dell'esercito e della burocrazia dello Stato, e perciò abbiamo bisogno di lui. Il semplice senso comune- e l'esperienza storica ci insegnano che i simboli cessano di imporre rispetto non appena diventano oggetto di odio e di disprezzo. Il Re d'Italia è diventato simbolo di viltà, di disfatta e di tradimento. In Inghilterra, Carlo I era il simbolo del potere supremo e come tale gli era dovuta la fedeltà dell'esercito e della burocrazia, ep– pure gli inglesi decapitarono quel simbòlo. Un altro1 simbolo del potere sovrano in Inghilterra, Giacomo II, dovette togliersi di mezzo per non fare la stessa fine del simbolo precedente. E ancora, un terzo simbolo, Edoardo VIII, dovette abdicare solo perché voleva sposare una donna che aveva già avuto due mariti. Anche la Francia ebbe il suo simbolo in Luigi XVI, e lo decapitò nel 1793, e in seguito, nel corso del XIX secolo, si sbarazzò di altri quat- 445 Biblioteca Gino Bianco

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