Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America disputa italo-etiopica. Due giorni dopo, il 7 settembre, Pio XI in persona annunziò di nuovo che egli pregava per la pace (tesi) ma "insieme con la pace noi desideriamo che le speranze, i diritti ed i bisogni di questo gran– de e buon popòlo, del nostro popolo, possano essere riconosciuti, soddisfatti ed assicurati (ipotesi) con giustizia e con pace." Anche Mussolini, il mattino seguente, annunciò che "il popolo ita– liano desiderava la pace a condizione che fosse accompagnata dalla giu– stizia," e il 3 ottobre 1935 iniziò la guerra. In questa occasione Pio Xl non sentl il bisogno di dire niente. Egli rimase in silenzio. In sua vece un padre gesuita, il reverendo Antonio Messineo, nel febbraio del 1936, cominciò ad inondare la Civiltà Cattolica con dei lunghi scritti che miravano a dimostrare come allo stesso modo che un uomo, il quale è in estremo bisogno o quasi, ha diritto, per legge di natura, di impossessarsi dei beni altrui, cosf una nazione, che ha bisogno di spazio vitale, ha diritto all'espansione coloniale nei limiti imposti dalla necessità. Il reverendo Messineo pretese trattare l'argomento in termini astratti, nel vuoto, senza riferimenti agli avvenimenti contempo– ranei. Ma egli sapeva molto bene che diffondendo le sue idee in quel momento particolare e in una rivista 1:l cui direttore era nominato dal Papa, eglì portava acqua al mulino di Mussolini. E anche Pio XI lo sapeva. I Padri Gesuiti di Civiltà Cattolica assunsero un atteggiamento ben diverso nella guerra italo-etiopica del 1895-'96. A quel tempo la Ci– viltà Cattolica criticò aspramente le ambizioni territoriali italiane e la poli– tica aggressiva nei confronti dell'Abissinia. A quell'epoca nessuno si sa– rebbe aspettato che un governo italiano avesse consegnato 90 milioni di dollari oro al Papa. Il 12 maggio 1936, dopo che Badoglio aveva fatto uso dei gas asfis– sianti per distruggere l'esercito abissino ed era entrato in Addis Abeba, Pio XI non si limitò a rallegrarsi per la fine della guerra, ma si rallegrò "anche per la trionfale gioia di un intero popolo, grande e buono, per una pace che esso confida potrà costituire un efficace fattore e un · preludio di una vera pace in Europa e nel mondo." Sarebbe ingiusto ad– dossare al popolo italiano la responsabilità dell'uso di gas asfissianti; il popolo italiano non fu mai interpellato né in tempo di guerra, né in tempo di pace. Ma la parola "buono" usata dopo una vittoria ottenuta mediante l'impiego di gas asfissianti costituf un'offesa arrecata alla co– scienza morale di tutto il mondo da parte di un'autorità che pretendeva di essere la custode della dottrina morale cristiana su questa terra. Per– fino il dottor Binchy dovette riconoscere che Pio XI aveva commesso un grav1ss1mo errore. Nell;i sua ricerca della verità il Flannery è cosf audace da affermare che il dissidio fra la politica del Vaticano e quella fascista divenne visi– bilissimo anche "quando ebbe inizio la seconda guerra mondiale e l'Italia entrò in guerra." lo mi sono occupato di quest'argomento in un articolo Il Papa ed il Fascismo, pubblicato nella rivista The New Republic 1'8 434 BibliotecaGino Bianco

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