Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America di fico di "tante persone" facevano in Italia e fuori d'Italia le lodi sperticate di Mussolini. 3. Nel mio articolo io affermavo che "il Vaticano si è legato al regime fascista ·in Italia." Flannery non può decidersi ad accettare questa semplice verità. Egli scrive: "Durante questo periodo di formazione alcune persone dalla vi– sione chiara, tra cui Pio XI, si resero conto dei pericoli del fascismo. Fin dal 1924 uno degli scrittori della rivista ufficiosa del Vaticano Civiltà Cattolz'ca, discusse la teoria che è alla base della dittatura criticandola." Flannery non dovrebbe ignorare il fatto che l'avere attaccato la "teoria" del fascismo non· impedf a Pio XI di legarsi al regime fascista. Quando si parla della politica del Vaticano bisognerebbe sempre te– ner presente che i dottori cattolici distinguono fra la "tesi" e l"' ipotesi" di una situazione. La "tesi" è la verità, il giusto, il bene, e la Chiesa deve affermarla. La "ipotesi" è il male minore che la Chiesa deve sforzarsi di spremere da questo mondo imperfetto. Ignorare le "ipotesi" ed insistere soltanto sulle "tesi," è come recitare i Dieci Comandamenti, violarli uno dopo l'altro e poi chiedere che si porti il giudizio sulla recitazione e non sulle violazioni. Il signor Flannery sospetta che qualche "i potesi" ·ci sia stata in qualche momento e in qualche luogo. Perciò egli scrive nel suo stile sibillino: "Ogni tanto, è vero, anche lo stesso Papa si confuse, e alcune volte egli realmente raccomandò alcuni aspetti del fascismo." Io non posso riempire lo spazio di tutto un numero di Free W orld per passare in rivista quelle "poche volte" in cui "Pio XI lodò alcuni aspet– ti del fascismo." Flannery deve contentarsi di pochi esempi. Nel gennaio 1923 Mussolini ed il Cardinale Gasparri, Segretario di Stato di Pio XI, ebbero un colloquio segreto nella casa di uno dei direttori del Banco di Roma, il Conte Santucci. Si misero d'accordo per risolvere la Questione Romana, e inoltre Mussolini s'impegnò a salvare dalla bancarotta, a spese del contribuente italiano, il Banco di Roma a cui molte istituzioni- catto– liche · e molti prelati del Vaticano avevano affidato il proprio denaro. Poche settimane prima, nella notte del 17-18 dicembre 1922, le camicie nere di Torino avevano fatto uso dei loro revolvers liberamente, e avevano incendiato case private e le sedi di sindacati, cooperative, e organizzazioni politiche. Il capo dei fascisti di Torino si era vantato apertamente che "nell'elenco di trecento antifascisti ne erano stati scelti 24 perché fossero eliminati dalle migliori squadre fasciste." Erano stati ritrovati soltanto i cadaveri di 14 vittime. Quel capo fascista aveva aggiuntò: "Il Po resti– tuirà gli altri corpi quando gli piacerà, a meno che non siano trovati nei fossati e burroni dei dintorni di Torino, tranne i cadaveri di due che sono fuggiti." Cinque giorni dopo il massacro di Torino, il 25 dicembre, il Re concesse un'amnistia ai colpevoli di delitti "politici" compreso l' assas– sinio a condizione che fossero stati commessi "per un fine nazionale," vale a dire a beneficio del fascismo. Il 1° gennaio 1928 De Vecchi, allora 430 BibliotecaGino Bianco

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