Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America affari e di dettare leggi. Non sono atei, perché nel loro animo e nella loro mente rimane un residuo di sentimento religioso che molto spesso riaffio– ra con la vecchiaia. Ma, per lo meno finché sono in buona salute, la re- ligione e la Chiesa non hanno parte alcuna nella loro vita. . Un tipico esempio di cattolico "indifferente" è Giovanni Giolitti, l'uomo politico piu influente in Italia durante gli anni che precedettero la guerra mondiale del '14-'18. Il 30 maggio 1914 egli disse: "Io ritengo che non sia un segno di debolezza mostrare indifferenza per i problemi religiosi. Lo Stato e la Chiesa dovrebbero essere due linee parallele che non s'incontrano mai. Guai alla Chiesa se pretendesse usurpare i poteri dello Stato. Noi saremmo altrettanto severi con essa che con chiunque altro cercasse di usurpare questi poteri." In punto di morte, Giolitti di– chiarò che desiderava morire, come aveva sempre vissuto, in seno alla • Chiesa. La maggior parte degli operai delle città, quando non sono apertamente atei, hanno questo atteggiamento d'indifferenza. Un italiano di questo tipo non potrà mai capire perché un uomo di buon senso dovrebbe gua– starsi il sangue per affari che riguardano il Papa, quando può andare a respirare l'aria pura e fare una partita a carte. La· letteratura popolare ita– liana è piena di storie in cui preti, monache e monaci sono oggetto di scherno. I popolani di Roma sono i rappresentanti piu tipici di questo atteggiamento d'indifferenza e di sarcasmo. Su una delle antiche porte di Roma c'è una statua di San Pietro con un dito puntato su un libro aperto ed una di San Paolo col braccio teso verso un punto lontano. I romani vi diranno che San Pietro dice: "A Roma si fa la fede" e San Paolo: "Fuori ci si crede." Quanto agli "idolatri," essi comprendono la massa delle classi povere dell'Italia meridionale, degli ex territori pontifici e di buona parte della Toscana. I napoletani che insultano l'immagine del loro patrono, San Gennaro, chiamandolo "faccia gialluta" quando tarda a compiere il miracolo di far bollire il suo sangue; i contadini d'Abruzzo dipinti da Michetti e descritti da D'Annunzio che leccano con la lingua il pavimento del san– tuarìo mentre si avvicinano all'idolo miracoloso camminando carponi; la meretrice che tiene accesa una lampada davanti a una sacra immagine nella stanza dove "lavora"; possono questi idolatri essere considerati cat– tolici? Non oso rispondere affermativamente, primo perché la fede e gli ideali della Chiesa cattolica non meritano questa offesa, e poi anche per– ché le dottrine della Chiesa e gli ammaestramenti del clero non hanno alcuna influenza su questa gente. I sacramenti sono per costoro nient'al– tro che riti magici che impediscono che muoia il vitello o che il proprietario del vitello vada all'inferno. Il prete, dopo che ha compiuto i suoi riti, se ha la fortuna di non essere disprezzato come persona di dubbia mora– lità, è per loro un uomo come tutti gli altri. Il contadino siciliano dice: "Monaci e preti, sentici la Messa e poi rompigli le reni" (Monaci e parrim', vidici la missa e stoccaci li rini). 410 BibliotecaGino Bianco

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