Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

'P: l'Italia un paese cattolico? Al primo gruppo appartengono non soltanto i 48.000 ebrei e gli 83.000 protestanti delle statistiche del 1931, ma anche tutti coloro che, sebbene battezzati nella Chiesa cattolica, se potessero farlo, dichiarerebbero di non professare alcuna religione. Nel 1911 fu fatto un censimento nel quale si chiese ai cittadini italiani di dichiarare la propria religione. In · quel censimento 871.000 persone dichiararono di non avere alcuna reli– gione; 653.000 non dettero alcuna rispòsta, ma questo silenzio può, in tutta giustizia, essere interpretato come equivalente alla risposta "nessuna religione." È da questo gruppo che nel diciannovesimo e ventesimo secolo vennero gli atei dichiarati e militanti. Uno dei piu tipici ràppresentanti di questa categoria di persone fu fino al 1921 Mussolini. La sera del 26 marzo 1904, a Losanna, mentre in una pubblica riunione discuteva con un pa– store protestante sull'esistenza di Dio, egli sfidò l'Onnipotente a provare la sua esistenza facendolo cader morto entro il termine di cinque mi– nuti. Mussolini contò i cinque minuti con l'orologio alla mano. L'Onni– potente non accettò l'ultimatum. (Egli aveva destinato Mussolini ad incon– trarsi con Pio XI ed a firmare gli accordi del Laterano 25 anni dopo). Di conseguenza Mussolini concluse che Dio onnipotente non esisteva. Nell'ottobre del 1909, a Porli, Mussolini indusse una folla di popolani a distruggere una colonna votiva, eretta anticamente in onore della Ma– donna nella piazza principale della città. Il vescovo Giaffei scomunicò gli autori del sacrilegio. Nel dicembre del 1910 Mussolini riusd ad ottenere che il congresso dei socialisti, tenuto nella provincia di ForH, proibisse ai socialisti di "adempiere i doveri religiosi e di permettere ai loro figli di adempierli." Il gruppo degli "indifferenti" è formato da gente che è stata bat– tezzata nella Chiesa cattolica e compie certi atti formali in ossequio alla religione, come contrarre il matrimonio secondo il rito religioso, battezzare i figli e chiedere un funerale religioso per essere sicuri di avere il biglietto per il Paradiso. Ma la maggior parte di costoro non va mai in Chiesa, e non si confessa neppure una volta l'anno. In una lettera pastorale del febbraio· 1940 il cardinale Lavitrano, arcivescovo di Palermo, dichiarò che "il 66 per cento degli italiani non ascolta la messa nei giorni di festa e soltanto il 12 per cento degli uomini prende la comunione a Pasqua" (New York Times, 7 febbraio 1940). I nove decimi delle classi intellettuali italiane appartengono a que– sta categoria di "battezzati ma indifferenti." Nel numero del 10 set– tembre 1930 del quotidiano ufficiale del' Vaticano, l'Osservatore Romano, si legge che in quell'anno furono tenute conferenze I in tutte le università italiane per preparare gli studenti al precetto pasquale e che "su 40.000 studenti - è doveroso notarlo - il 75 per cento si tennero lontani dal banchetto eucaristico." Questi "indifferenti" non amano i conflitti religiosi, ma diventano terribilmente anticlericali appena il clero cerchi di immischiarsi nei loro 409 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=