Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione settimane dopo, i dubbi sull'utilità dell'esperimento Parri nella situazione disperata del '45 si rafforzano, e gi·à egli esorta Parri ad andarsene sbattendo la porta ove non abbi'a potuto ottenere dai capi alleati alcune concessioni importanti· a favore del popolo italiano. In tal caso, l'aver esposto chiara– mente all'opim·one pubblica italiana gli' elementi reali della situazione, sarebbe servùo, se non altro, ad attri·buire a ciascuno le proprie responsabilità. 23 Avvici"nandosi la fine della guerra mondiale col conseguente affacciarsi dei problemi della pace Salvemini torna a trattare in pùt di uno scritto sull'autorevole mensi·le Foreign Affairs il problema dei confini orientali. Si trattava di salvare il salvabile dagli appetiti di Tito, sostenuto dalla Russia, che trovavano in Itali'a acquiescenza nei dirigenti del partito comunista. 24 I comunisti italiani appari·vano dùposti a cedere Trieste e Gorizia, magari col contentino di qualche brandello di" colom·a lasciata all'Italia. Salvemini è di diverso avviso, e ri'allacdandosi alle campagne fatte durante e dopo la prima guerra mondiale, polemizza collo storico i'nglese A. f. P. Taylor, incline ad accettare le pretese jugoslave su Tri"este, Gori·zia e sull'Istri·a occidentale. Si dice disposto a consentire a retti.fiche sul confine prebellico, cederebbe alla Jugoslavi·a la parte dell'Istria orientale abitata i·n maggioranza da· slavi, lascerebbe agli jugoslavi le cùtà della costa dalmata con nuclei italiani, nonché Fiume. Ma, mettendosi sul terreno del principio di autodecisione delle popolazioni locali, non vuole senti're parlare di cessione di Trieste, di Gorizia e dell'Istria occidentale. Inoltre continua a chiedere garanzie inter– nazionali di un'efficace -protezione dei di'ritti delle minoranze slave nei territori rimasti· all'Italia, e delle minoranze italiane in quelli ceduti alla Jugoslavia. Esprime il suo scetticismo circa eventuali plebisciti da tenersi nelle zone contestate, poi.ché i plebisciti si prestano a tutti gli abusi e ma– nipolazioni, e preferirebbe che i·n quelle zone la soluzione fosse affidata ad arbitri i'mparziali. E mentre si parlava da varie parti di inviare com– missioni di studi·o sui luoghi per accertare come stessero le cose, sostiene che il problema fu già sviscerato dagli esperti anglo-americani alla fine della prima guerra mondi'ale, e che la Hnea Wilson da essi tracciata potrebbe ancora essere accettata, sia pure con lievi modifiche. Come si vede, l'uomo che i nazionalisti italiani avevano nel primo dopoguerra soprannominato "Slavemim·," intendendo con ciò alludere alla sua prontezza a fare tutte le rinunce a favore della Jugoslavia, continuava a lottare in una situazione tanto compromessa dalla partecipazione dell'Italia fascista alla guerra a fianco di Hitler, perché non fossero strappate all'Italia le terre abitate in maggioranza da persone che non intendevano staccarsi dai loro conna– zionali. Anche questi sforzi di Salvemini potrebbero mettersi tra i "do– cumenti di una politica che non fu fatta" come tant'altra parte della sua opera di pubblicùta. 23 Ferruccio Parri's inheritance, in "Free ltaly," agosto 1945. 24 Vedi gli articoli: The Frontiers of Italy, in "Foreign Affairs," ottobre 1944; Trieste e gli stalinisti, in "L'Italia Libera," 16 febbraio 1945; Trieste e Trst, in "L'Italia Libera," 16 aprile .1945. XXXVIII BibliotecaGino Bianco

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