Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia al capo del grande popolo inglese, se avesse detto: "Sappiamo che i bombardamenti significano sofferenze e morte per degli innocenti: siamo desolati di doverlo fare. Ma non v'è altro modo di distruggere la ditta– tura fascista che ci ha imposto questa guerra." Come stanno ora le cose, al popolo italiano toccano le bastonate mentre i capi fascisti, che si pre– vede tradiranno Mussolini, avranno le carote. Nel 1940, quando Churchill esprimeva ancora una illimitata ammirazione per Mussolini, era stato il duce che per vent'anni aveva adoperato il bastone sul somaro italiano. Ora il bastone è passato nelle mani di Churchill, ma il somaro rimane sempre lo stesso, il popolo italiano. ~ sfavorevo~e reazione di numerosi gruppi di americani ai piani e alla politica del Governo degli Stati Uniti riguardanti diversi paesi europei sembra aver fatto una certa impressione a Washington. Il piano pazzesco di organizzare qui una Legione austriaca sotto Ottone d'Asburgo, è stato abbandonato. Ma la confusione politica nel Nord Africa continua ancora. La soddisfazione per i risultati raggiuntivi, annunciata con tanto compia– cimento da Cordell Hull e da Sumner Welles, sembra alquanto prema– tura. Uno dei risultati tangibili della politica del Dipartimento di Stato sembra essere che un sentimento antiamericano va aumentando fra i capi francesi, i quali, a quanto pare, hanno un largo seguito fra il popolo francese. Per quanto riguarda l'Italia, il Presidénte Roosevelt, in occasione del– la caduta della piccola isola di Pantelleria, ha sentito il bisogno di rivol– gere un nuovo appello al popolo italiano. Lungi dall'imitare la cinica fra– seologia, forse involontaria, di Churchill, il Presidente Roosevelt ha detto: "Gli atti irresponsabili di cui le Nazioni Unite hanno a lagnarsi non fu– rono commessi dal popolo italiano... Essi furono atti del regime personale fascista del primo ministro Mussolini, che non rappresentava effettivamente il popolo italiano." Il Presidente espresse il suo dispiacere che gli Stati Uniti non avessero altra scelta che continuare la guerra contro l'Italia, e e infine assicurò il popolo italiano che "le Nazioni Unite si sono accordate perché, una volta finito il predominio t<:tdesco e dopo la caduta del regime fascista, noi possiamo promettere ad esso completa libertà di scegliersi un tipo di gpverno non fascista e non nazista ... È intenzione delle Nazioni Unite che l'Italia sia restituita ad una effettiva vita nazionale e prenda il suo posto come membro rispettato della famiglia europea delle nazioni" (New York Times, 12 giugno 1940). Veramente le promesse del Presiden– te Roosevelt sono espresse in termini vaghi e generici. La scelta di un governo "non fascista e non nazista" non implica necessariamente un "d . " 1 cl 1 " . . " cl 1 governo emocratlco, e neppure esc u e un governo autontano e tipo desiderato dal Vaticano. La restaurazione della "nazionalità italiana," è una frase piuttosto ambigua, perché l'Italia non l'ha perduta. La nazionalità resta intatta ad onta di qualsiasi regime o di qualsiasi smem– bramento politico. Se il Presidente Roosevelt intendeva alludere all'inte– grità del territorio nazionale italiano, avrebbe fatto meglio ad essere un 391 Biblioteca Gino Bianco

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