Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

.. L'Italia vista dall'America definite "rossi." Noi non sappiamo se quei fascisti (fra i quali vi erano parecchi ex prefetti) che furono incarcerati fossero anche considerati come "rossi" (New York Times e New York Herald Tribune, 25 giugno). Forse quei signori che a Washington e a Londra stanno cercando disperatamente dei capi italiani coi quali trattare potrebbero trovarli in mezzo a questi recenti "martiri" delle epurazioni fasciste. Salvoché fra gli alti ranghi fascisti, in nessun altro luogo la costerna– zione e il timore per l'imminente· crollo di Mussolini sono stati maggiori che negli alti circoli vaticani. Essi prevedono che il popolo italiano, appena liberato dal fascismo, non dimenticherà e non perdonerà alla Chiesa la parte che essa ha avuto nella tragedia fascista. Il 12 maggio, un gior– nalista francese bene informato e acuto come Pertinax, dichiarava nel New York Times che l'Arcivescovo Spellman aveva detto al ritorno dall'Italia che il Vaticano era "profondamente preoccupato per gli sconvolgimenti sociali che potrebbero aver luogo nella penisola per effetto della sconfitta militare." Poi, il 18 maggio, il New York Times pubblicò un'altra notizia "non con– fermata" secondo la quale "il Vaticano avrebbe informato i Governi in– glese e americano che un crollo italiano avrebbe ora risultati disastrosi a meno che l'Italia non fosse immediatamente· occupata dagli eserciti alleati." ·Questa informazione fu data sotto titoli di questo genere: "Mus– solini si sarebbe rivolto al Papa." "I capi italiani avrebbero pregato il Pon– tefice di usare i suoi buoni uffici presso gli Alleati. Il Vaticano avrebbe avvertito Londra e Washington dei pericoli insiti in un crollo." In altri tempi questo sarebbe stato considerato da Mussolini come un atto di tra– dimento verso di lui da parte del Vaticano. Ma ora, neppure il noto estremista anticlericale fascista, Farinacci, ha avuto nulla a ridire. È chiaro che non soltanto il Papa, ma anche Mussolini ammette questo fatto. Il 13 giugno il Papa ha tenuto personalmente un discorso a venticinquemila lavoratori italiani convenuti a Roma da ogni parte del paese, e special– mente dall'Italia del Nord. La parte piu importante dell'allocuzione papale fu un'esortazione appassionata ai lavoratori a non fare una rivoluzione. Disse Sua Santità: "La salvezza non sta nella rivoluzione ... una rivoluzione che ha origine nell'ingiustizia e nell'insubordinazione civile." "Quello di cui abbiamo bisogno," ha aggiunto il Papa, è "uno spirito di vera con: cordia e di fratellanza che animi tutti: superiori e inferiori, lavoratori _e datori di lavoro, grandi e piccoli: in una parola, tutte le classi del popolo." Il Papa si prese la briga di spiegare che egli era contrario ad una rivoluzione comunista che abolisse "la proprietà privata, fon– darp.ento della stabilità della famiglia," ma le sue di~hiarazioni furono sufficientemente generiche da comprendere e condannare ogni genere di rivoluzione e da mettere in chiaro che la salvezza deve essere cercata nel- 1'"evoluzione 11 , ossia nei metodi graduali e legali. È chiaro che questo pellegrinaggio a Roma. di lavoratori, in numero tanto grande e in un momento in cui 1 trasporti sono cosI difficili e cosI necessari per le operazioni militari, non avrebbe potuto farsi senza il 386 BibliotecaGino Bianco

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