Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia ad imposte generali e speciali, mentre i redditi ecclesiastici venivano in– tegrati con contributi dell'erario pubblico. Ancora meno esso potrà conser– vare il sistema fascista, secondo cui furono abolite tutte le imposte e tutti i contributi prima riscossi sui beni e sui redditi ecclesiastici, e furono raddoppiati i contributi governativi alle istituzioni ed alle persone eécle– siastiche. Il nuovo Governo italiano dovrà risolvere questo problema delle proprietà ecclesiastiche, dei contributi dello Stato e delle imposte nell'unico modo possibile, basandosi sui principi della giustizia democratica e dell'e– guaglianza dei diritti e degli obblighi. Il diritto alla proprietà non potrà essere negato alle istituzioni ed associazioni ecclesiastiche, poiché esse saranno registrate come associazioni. E allora, i loro investimenti in titoli di Stato frutterebbero l'uno per cento di interesse per effetto della riduzione generale del tasso d'interesse sul debito pubblico. Le loro terre saranno soggette alle stesse leggi agrarie come tutte le altre terre, e qualunque limitazione di capitale imposta per legge alle associazioni sarà estesa anche ad esse. Con queste misure sarà resa impossibile la formazione graduale di una nuova manomorta, il rico– stituirsi di grandi proprietà terriere e ricchezze nelle mani di istituzioni permanenti per cui terre ed azioni industriali vengano tolte per sempre dal mercato, cosi come sarà resa impossibile l'accumulazione di grandi ric– chezze nelle mani di singoli individui. È sottinteso che le corporazioni religiose saranno soggette alle stesse imposte ordinarie e straordinarie sui loro averi che gravano sulle proprietà laiche. È pure ovvio che le chiese aperte al culto pubblico non dovrebbero essere considerate come proprietà imponibile. Questa è, tuttavia, una questione di secondaria importanza, poiché, come abbiamo già osservato, molte chiese italiane sono dei monu– menti nazionali, di cui prende cura lo Stato. Le abbondanti contribuzioni fatte in passato dallo Stato per il mantenimento della Chiesa furono in parte giustificate per il fatto che, dopo l'unificazione dell'Italia, lo Stato italiano confiscò, con leggi speciali, i possedimenti degli ordini religiosi e i benefici ecclesiastici che non compor– tavano obblighi pastorali e cura d'anime. Il capitale risultante dalla ven– dita di tali possedimenti fu, fatte alcune deduzioni, investito in titoli di Stato, ed il reddito risultante da quest'ultimi fu impiegato per integrare le entrate di vescovati e parrocchie povere. I titoli di Stato che rappre– sentano il capitale di questo fondo che frutterebbero al pari di tutti gli altri titoli l'l % di interesse, dovrebbero essere consegnati alla Chiesa. I possedimenti dei vescovati e delle parrocchie non furono confiscati dalla legge del 1867, ma furono anch'essi liquidati, ed il capitale cosi otte– nuto fu investito in titoli di Stato. Anche questi dovrebbero essere conse– gnati alla Chiesa, alle stesse condizioni di quelle del suddetto fondo. Oltre al reddito proveniente dal fondo e dalle dotazioni di vescovati e parrocchie, in Italia la Chiesa ha ricevuto ·dei contributi piuttosto cospi– cui dalla Tesoreria dello Stato. Questi contributi erano controbilanciati nel passato dal diritto di controllo che lo Stato esercitava sulle tempora- 379 . Biblioteca Gino Bianco

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