Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

I.A sorte dell'Italia Cesare da parte del dittatore fascista, fan si che non ci piaccia usare quel nome per indicare lo Stato. Dopo tutto, lo Stato democratico rap– presenta il popolo, agisce per conto del popolo e non è posto al servizio di alcun Cesare, legittimo o spurio che sia. In generale, tuttavia, si suppone che queste parole contengano la for– mula ideale per risolvere il problema dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato: dare a ciascuno di essi ciò che gli è dovuto. In realtà questa frase è cosi vaga che non offre alcuna soluzione del problema. Il conflitto tra la Chiesa e lo Stato sorge da una questione ben precisa: che cosa ap– partiene precisamente alla Chiesa e che cosa appartiene allo Stato? Ogni Chiesa, secondo le proprie teorie e credenze, pretende di possedere certe prerogative spirituali e materiali; cosi pure ogni Stato a seconda della sua struttura e dei suoi precedenti storici, avanza determinate rivendicazioni. La questione di quel che appartiene all'uno e all'altra non è mai stata risolta. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, la lunga e talvolta tragica storia dei concordati fatti dalla Santa Sede con imperatori, re e nazioni nel Medio Evo, colle monarchie assolute nell'età moderna, e cogli Stati sia liberali che totalitari nell'età contemporanea, ci presenta un quadro sempre mutevole delle rivendicazioni avanzate da ambedue le parti. Come le sabbie mobili su una riva battuta dalle tempeste, le linee di confine tra i domini della Chiesa e quelli dello Stato sono mutate ad ogni flusso e riflusso. Papi, sovrani e diplomatici sono stati sempre affaccendati a ripa– rare i danni e a tracciare nuove linee di confine che furono poi cancellate altrettanto rapidamente di quelle precedenti. I canonisti ed i giuristi del Vaticano conoscono questa triste storia tanto bene che hanno coniato un motto significativo per riassumerla: Historia; concordatorum est historia dolorum. Il Papa Pio XI fu un grande, e forse il maggiore autore di concor– dati nei tempi moderni. Egli considerava il Concordato italiano fatto col regime fascista come il suo capolavoro. Diceva che esso fosse il migliore, e cioè il piu vantaggioso per la Chiesa, che fosse stato mai concluso dalla Santa Sede; o per lo meno, aggiungeva, che era il mi– gliore che fosse mai stato fatto data la situazione. Ma per Mussolini, esso fu meno favorevole alla Chiesa e piu favorevole allo Stato di qual– siasi altro concordato fatto precedentemente dallo stesso Papa con al– tri Stati europei. (Discorso alla Camera fascista dei Deputati del 13 maggio 1929). In realtà il Concordato italiano non fu né migliore né peggiore degli altri. Esso fu il risultato di lunghe trattative segrete e di tenaci mercanteggiamenti, in cui ambedue le parti cedettero 1 il terreno palmo a palmo, ora lottando per una parola od u~a frase, ora facendo un compro– messo servendosi di qualche termine ambiguo che permettesse loro di arrivare alla conclusione cosf ardentemente agognata da entrambi. Il risultato fu che il Papa e Mussolini cominciarono a litigare subito dopo .la firma del Concordato sul significato di alcuni suoi articoli. È molto istruttivo_ 369 Biblioteca Gino Bianco

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