Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione L'uscita di scena di Badoglio dopo la liberazione di Roma, fu salutata con soddisfazione da chi aveva combattuto accanitamente il capo di Stato Maggiore di Mussolini. Ma la scelta del suo successore Bonomi non appagò il nostro storico, il quale non poteva dimenticare che Bonomi aveva abbando– nato l'amico Bissolati quando questi nel dicembre 1918 si era dimesso dal ministero Orlando-Sonnino per dùsensi sulla politica estera; che durante il periodo 1:n cui Bonomi era stato Ministro della Guerra nell'ultimo mini– stero Giolitti, il fascismo aveva fatto enormi progressi grazie all'appoggio dato alle squadre dai Comandi militari; e infine, che nelle elezioni del 1921 Bonomi si era presentato candidato nella "lista nazionale" insieme ai fasci– sti. Oltre tutto, Salvemini giudicava Bonomi uomo privo di energia, non certo capace di puntare i piedi dinanzi alle pretese della Commissione Al– leata di Controllo. Dopo la liberazione di Roma, entrata in vigore la Luogotenenza, Sal– vemini segui attentamente gli sforzi del Luogotenente per rendersi popo– lare sotto la benevola protezione di Churchill. La riorganizzazione dell'eser– cito regio fu per lui come un pruno nell'occhio poiché ritenne che quel piccolo esercito non sarebbe stato sufficiente per la guerra contro i nazif a– scisti ma avrebbe potuto essere impiegato per schiacciare il movimento re– pubblicano. Cosf pure egli seguf attentamente gli sforzi del Vaticano per fare di– menticare la collaborazione col fascismo di tanta parte dell'alto e del basso clero. Gli Alleati sembravano ignorare, e Salvemini ci tenne perciò a ricor– darlo, che alti dignitari della Chiesa come i cardinali Ascalesi, Schuster e Piazza erano stati ultrafascisti. Sicché gli parve scandaloso che a Napoli un Ascalesi non solo venisse mantenuto al suo posto, ma che gli" ufficiali alleati, col generale Clark in testa, gli rendessero omaggio. Profondamente addolorato dalla distruzione dei ponti di Firenze, la cit– tà d'Italia piu cara al suo cuore, Salvemini ci appare tuttavia rincuorato dalla presenza di un movimento partigiano sempre piu esteso e combattivo a mano a mano che gli eserciti alleati proseguivano la loro avanzata verso il Nord. L'articolo Firenze 13 è assai bello, e in esso Salvemim· non trascura di repli"care duramente al giornalista americano H erbert Matthews il quale aveva attribuito all'inerzia dei partigiani fiorentini la responsabilità per la distruzione dei ponti. Sempre attento a scoprire i· segni della stretta collaborazione ,tra le sfere vaticane e il Dipartimento di Stato, egli svelò in uno scritto pieno d'ironia, attraverso una critica puntuale delle proposte dell'ex-ambasciatore Bullitt, ben noto fautore del/' appeasement dei dittatori nell'anteguerra, i piani del Vati– cano per il dopoguerra. 14 Essi prevedevano innanzitutto il salvataggio della monarchia, nonché l'assicurazione, mediante un'occupazione alleata prolungata il piu a lungo 13 "L'Italia Libera," 16 settembre 1944. • 14 Bullitt's Romans, in "The New Republic," 2 ottobre 1944. XXXIV BibliotecaGino Bianco

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