Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

LA sorte dell'Italia renderle dei pesanti meccanismi burocratici, non sarà facile. Ricordiamoci però, che le grandi imprese nazionalizzate nòn sono una novità in Italia. Le ferrovie ed il telegrafo sono stati proprietà dello Stato italiano fin dall'epoca prefascista. La produzione e la distribuzione del sale, del tabacco e di altri prodotti sono da molto tempo monopoli di Stato. Inoltre, la maggioranza dei servizi pubblici nelle grandi città sono delle imprese municipalizzate e vi è anche una proprietà collettiva intercomunale e inter– provinciale di imprese comuni. Gli italiani posseggono già abbastanza espe- · rienza in questo campo.. Né dobbiamo dimenticare che le piu importanti fra le grandi imprese industriali, come i cantieri navali, le fabbriche di automobili e di aeroplani sono già state nazionalizzate in modo sbagliato. Lo Stato fascista si assunse tutti i loro debiti e perdite, assicurando nello stesso tempo i dividendi agli azionisti ed alti stipendi ai tecnici. La Te– soreria dello Stato, che riceve i suoi fondi dai contribuenti, ha già inve– stito a fondo perduto ingenti somme di denaro in tali società, mentre i profitti sono stati intascati dai direttori e dagli ~zionisti. Una nazionaliz– zazione totale di queste imprese è quindi interamente giustificata per ra– gioni economiche e sarà necessaria per ragioni politiche. e sociali. La confisca di proprietà mal acquistate e la nazionalizzazione delle grandi imprese saranno i primi passi verso l'instaurazione di un nuovo ordine economico e sociale. Questo è l'unico modo per realizzare, almeno in parte, l'ideale di una democrazia industriale e attuare quella libertà daJ bisogno, predicata in tono maggiore dal Presidente Roosevelt, ed in tono mi– nore, con attenuazioni fatte in sordina, persino nelle encicliche cosiddette "so– ciali" degli ultimi Papi, e in particolare nella Quadragesimo anno di Pio Xl. La democrazia dev'essere sostenuta in modo positivo dalla enorme maggioranza dei cittadini, se non vorrà essere condannata al fallimento. La repubblica democratica italiana deve essere fondata sulla fiducia sulla devozione e sulla fede delle grandi masse del ·popolo ital~ano. Gli italiani non si attenderanno dei miracoli economici immediati dalla loro repubblica democratica .. Ciò nonostante, essi dovranno avere la sensazione che le loro condizioni giuridiche e sociali siano migliorate per effetto della tr~nsi– zione dal regime· fascista a quello democratico. Essi debbono poter rendersi conto che, dopo aver riguadagnato le loro libere istituzioni dopo molte sof– ferenze e perdite, dovranno custodirle gelosamente, perché la eventuale disintegrazione di queste potrebbe pure significare un fatale peggioramento delle loro condizioni economiche e sociali. È oltremodo necessario che le basi di una democrazia industriale in Italia siano poste saggiamente, per controbattere ·tutti i possibili ten– tativi da parte di comunisti, demagoghi e dottrinari 'Cii attuare la nazio– nalizzazione delle medie e piccole aziende industriali e commerciali. Secondo il censimento industriale del 1927 vi erano a quell'epoca: 692.313 azien– de occupanti da 1 a 10 persone; 35.951 aziende occupanti da 11 a 100 persone; 4.150 aziende occupanti da 101 a 500 · persone. Qualsiasi ten– tativo di "soçializzare" tutte queste imprese industriali e commercia- 345 Biblioteca Gino· Bianco

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