Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America per arraffare il piu possibile. In poco tempo emerse dalle file fasciste una nuova aristocrazia del denaro; i suoi componenti occuparono i piu alti posti del regime: i ministeri, il Gran Consiglio fascista, il Senato, gli alti gradi della Magistratura, il corpo diplomatico, i posti di comando della milizia, e gradatamente anche quelli dell'esercito. Non passò molto tempo prima che essi si impadronissero pure dei consigli d'amministrazione e della di– rezione delle banche e delle grandi imprese, dei servizi pubblici e di tutte le risorse economiche del paese. Essi invasero persino le università e gli istituti superiori di cultura. Questa nuova aristocrazia fascista estese i suoi tentacoli dappertutto, come una piovra mostruosa, ingrassandosi sulla miseria dei contribuenti. Fare in modo che questi uomini restitui– scano la loro mal tolta ricchezza sarà un atto di elementare giustizia. Non bisogna dimenticare che in Italia non meno che in Germania . le grandi imprese industriali, le banche, le compagnie di assicurazione e di navigazione sono state, insieme all'esercito, fra le maggiori responsabili della nascita della dittatura fascista. Per vent'anni, sotto la protezione del regime, esse hanno monopolizzato il mercato italiano, si sono riservate tutti i contratti governativi di lavori pubblici, di rifornimenti bellici e di armi, ed hanno sfruttato le aziende minori e l'intero popolo italiano. Sotto il ·regime fascista vi è stata un'enorme concentrazione capitalistica delle grandi imprese, e queste società collegate l'una all'altra sono ora nelle mani di alcune dozzine di magnati, i quali compongono i consigli d'amministrazione della maggior parte di esse. Queste grandi società mo– nopolistiche a nostro parere dovrebbero essere nazionalizzate per ragioni sia di sicurezza politica che di riorganizzazione economica. Non intendiamo proporre con ciò la confisca totale. La maggioranza dei magnati che pos– seggono e controllano gran parte del pacchetto azionario di queste so– cietà cadranno naturalmente sotto la scure della legge contro i profittatori e gli accaparratori che si sono arricchiti con mezzi illeciti. Ma non vi sarà alcuna ragione di punire tutti gli azionisti di queste società. D'altra parte è ovvio che tutti gli azionisti hanno realizzato con la conniven– za della dittatura dei grossi profitti. Essi hanno puntato sulla stabilità del regime fascista. Suggeriremmo di compensare gli azionisti con titoli di Stato coll'uno per cento di interesse, come tutti gli altri titoli del debito pubblico. L'opposizione principale a queste misure verrà dai capitalisti inglesi ed americani, che hanno delle azioni delle grandi imprese italiane e sarebbero quindi interessati ad imp_edire la loro nazionalizzazione. Se il governo di Washington farà propria la causa di questi capitalisti, sappiamo che cosa accadrà. Gli esperti americani che vengono or-a istruiti a "governare" l'I– talia dopo l'invasione, riceveranno immediatamente l'ordine di bloccare il sistema economico italiano al punto in cui lo aveva lasciato la dittatura, e i magnati fascisti, i loro aiutanti e i loro protettori esprimeranno la loro gratitudine alla democrazia americana. Ma il problema di -ammin_istrare le grandi società nazionalizzate, senza 344 BibliotecaGino Bianco

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