Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia della durata di alcuni mesi, su vasta scala per le masse affamate dell'Eu– ropa e specialmente per i bambini, sarà indubbiamente approvata dalla generosità del popolo americano. Ma bisogna dire agli europei che l'America non può essere per sempre Babbo Natale per tutti. Noi non dubitiamo che gli italiani, colle loro abitudini di economia, di lavoro assiduo e di buon senso, che alcuni stranieri scambiano stupidamente per cinismo, se la caveranno con i propri sforzi, senza aspettare che una razione di uova e prosciutto cada loro in bocca dalla cornucopia americana. 2. Il problema finanziario. - Il governo provvisorio dovrà immedia– tamente affrontare la situazione finanziaria. Come abbiamo già detto, la dittatura fascista trovò, alla fine del 1922, un debito pubblico di 93 miliardi di lire. Al giugno del 1942 il debito pubblico era salito a 315 miliardi di lire. Secondo valutazioni attendi– bili, avrebbe raggiunto i 415 miliardi di lire nel giugno del 1943. A ciò va aggiunto il debito mascherato sotto la forma di "pagamenti differiti," che non compare nelle cifre del debito pubblico, che deve aggiungersi al debito dichiarato; esso ammonta a non meno di 100 miliardi di lire. Siccome la guerra attuale sembra costi una spesa annuale di 100 miliardi di lire, l'Italia avrà, alla fine della guerra, un debito pubblico di non meno di 600 miliardi di lire, ammesso che la guerra finisca nel _1944.La ric– chezza nazionale dell'Italia fu valutata nel 1938 a 600 miliardi di lire. Cosf, il debito pubblico italiano sarà uguale all'intera ricchezza del popolo italiano. Se nell'Italia del dopoguerra fosse pagato l'attuale tasso medio d'in– teresse (5 per cento), 30 dei 42 miliardi di lire spremuti dal governo al popolo italiano nel 1942, se ne andrebbero per il servizio del debi– to pubblico. È ovvio che nessun governo potrebbe destinare tre quarti delle sue entrate a pagare gli interessi del debito nazionale. D'altra par– te, bisognerebbe ad ogni costo arrestare un'ulteriore inflazione monetaria, se si vorrà evitare un terribile disastro economico. Vi sarà una sola via per rimettere in ordine le finanze italiane, e cioè, ridurre l'interesse sul debito pubblico dal 5 all'l per cento, in modo da gravare il bilancio di non piu· di 6 miliardi di lire all'anno, l'onere, cioè, che esisteva nel 1922. Bancarotta? Certo. Ma la bancarotta era già avvenuta, quando il debito pubblico raggiunse la somma di 600 miliardi di lire, il totale dell'intera ricchezza dell'Italia. L'unica cosa che il governo provvisorio della repubblica democratica italiana può fare è di riconoscere ed ammettere una bancarotta che ha già avuto luogo e di cui la repubblica non è responsabile. Mentre l'interesse sul debito pubblico· dovrà essere ridotto a non piu di 6 miliardi all'anno, il disarmo che sarà imposto dalle Potenze vinci– trici (se le Potenze vincitrici faranno sul serio) frutterà un'economia annua di 13 miliardi di lire sul bilancio ordinario. La perdita delle colonie ·_ che dal punto di vista economico e finanziario sono sempre state un'av- 341 Biblioteca Gino Bianco

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