Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia .vista dail'America 2. Ri'costruzione i'nterna Noi· crediamo che la grande maggioranza del popolo italiano, se sa– rà lasciata libera di scegliere, preferirà una repubblica democratica a qual– siasi forma di governo. Don Luigi Sturzo afferma che, sebbene la tradizione repubblicana in Italia fosse tenuta viva dal 1860 al 1922 soltanto da una piccola minoranza, "era abbastanza diffusa l'opinione anche fra i membri di altri partiti, che l'Italia non avrebbe mai conosciuto la vera democrazia sotto la monarchia, poiché intorno al trono si era formata una coalizione di forze potenti rappresentanti la grande borghesia, la vecchia aristocrazia, l'esercito e la burocrazia" (Forei'gn Affairs, aprile 1943). In un altro p~ecedente articolo (T he Review of Politics, Notre Da– me University, gennaio 1943), lo stesso autore scrisse che i "democra– tici cristiani italiani erano in parte di tendenza repubblicana," ed ag- • giunse che egli stesso "era sempre stato" uno di essi: Secondo don Sturzo, quando gli eserciti alleati invaderanno l'Italia, il crollo della monar– chia sarà inevitabile: Quando gli Alleati raggiungeranno Roma succederà una di queste tre cose: o il Re lascerà la capitale per continuare la guerra assieme al suo governo ed al suo alleato te– desco; o egli si arrenderà, mentre le sue truppe continueranno a combattere a fianco dei tedeschi; o egli s'i arrenderà, ordinerà la cessazione delle ostilità e chiederà un armistizio. Nel primo caso noi avremo un'ulteriore conferma del fatto che abbiamo a che fare con un nemico ostinato. Nel secondo caso il Re diventerà un illustre prigioniero, senza auto– rità sull'esercito e sulla popclazione del territorio occupato. Nel terzo caso Hitler lo so– stituirà nelle province ancora sotto il controllo tedesco, fino a quando anch'egli non sarà espulso o obbligato a ritirarsi. Queste varie ipotesi servono a dimostrare la tesi che il problema della monarchia non fu creato dagli antifascisti italiani all'estero, ma fu pesto inevitabilmente il giorno stesso in cui il Re firmò la dichiarazione di guerra, e con ciò assunse la respon– sabilità di quanto doveva accadere in seguito in conseguenza di questo suo atto. Quando l'armistizio sarà firmato, Mussolini ~d i capi fascisti saranno fuggiaschi o prigionieri; forse Vittorio Emanuele avrà abdicato. I generali e gli ammiragli sa– ranno là per firmare la capitolazione, e dopo di ci6 un governo provvisorio erediterà tutti gli oneri del passato. È necessario, tuttavia, che un tale governo sia libero da ogni responsabilità per il passato (Foreign Affairs). Avendo cosf bene analizzato il problema, don Sturzo conclude di– cendo che "in ogni caso la questione della monarchia non è urgente," e che la sua soluzione può essere lasciata al periodo del dopoguerra. Seb– bene noi si sia d'accordo con don Sturzo per quanto riguarda le linee ge– nerali dei futuri avvenimenti in Italia, non pensiamo che la transizione possa avvenire in maniera cosI facile e semplice come egli prevede. E soprat– tutto noi pensiamo che la questione della monarchia si·a "urgente." La propaganda çostante e poco scrupolosa che viene fatta qui, in particolare da alcuni rappresentanti del clero cattolico, con l'incoraggiamento e la benedizione del Dipartimento di Stato, cerca di far credere al pub– blico americano che i repubblicani italiani non siano che pochi desperados, socialisti rivoluzionari, e cOSIvia. Il Reverendo John T. Ellis, professore 338 BibliotecaGino Bianco

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