Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

.. L'Italia vista dall'America vrappopolati di stabilirsi in territori vasti e scarsamente popolati. Il primo passo verso la conferma della fratellanza umana dovrebbe esser fatto dalla Federazione Americana del Lavoro; in altre parole, essa dovrebbe attuare ciò che predica. Uno dei problemi che richiedono molto tattò e saggezza è il tratta– mento della Tunisia. Nel 1881, quando la Francia mise sotto il proprio protettorato la Reggenza di Tunisi, non v'erano in Tunisia che 20.000 italiani circa. Nel 1931, secondo il censimento francese, vi erano 91.178 ita– liani e 91.427 francesi. I fascisti pretendevano che il numero degli italiani fosse di 130.000 e Mussolini citò alla Camera il 12 novembre 1924 questa cifra. Essi trascurarono i naturalizzati mentre molti avevano preso la cittadinanza di propria spontanea volontà. D'altra parte, le autorità fran– cesi omisero dal censimento circa 10.000 italiani perché non naturalizzati. I funzionari francesi falsificarono il loro censimento per difetto, mentre i fascisti lo falsificarono per eccesso. Si può dire con una ragionevole approssimazione che vi erano nel 1940 in Tunisia circa 100.000 italiani. La maggioranza era costituita da lavoratori agricoli e da piccoli proprietari, in gran parte di origine siciliana. La maggior parte dei vignaiuoli e dei pescatori erano italiani. Il lavoro manuale nelle miniere di Kel e di Gafsa era fatto· da it~liani. Nella città di Tunisi e nei suoi dintorni gli italiani erano circa 60.000 La penetrazione italiana tendeva ad aumentare anche in Algeria. Se vi era UQ paese che Mussolini avrebbe dovuto lasciare in pace, in considerazione del nostro problema demografico era proprio la Francia. La Francia aveva dato una generosa ospitalità alla mano d'opera italiana. Se essa avesse seguito la stessa politica degli Stati Uniti, del Canada e dell'Australia, l'Italia avrebbe dovuto riassorbire un milione d'o– perai che erano emigrati in Francia. La Francia aveva bisogno di lavoratori, e l'Italia era in grado di fornirli. Le condizioni economiche dei due paesi erano complementari e non in contrasto. Attaccando la Francia nel 1940, Mussolini creò nuovi e terribili ostacoli alla soluzione di questo problema del lavoro italiano in Francia e nelle colonie francesi. Però, il delitto di "un uomo solo" e dei suoi complici non dovrebbe essere imputato a gente innocente. L'odio che Mussolini ha coltivato tra la Francia e l'Italia non deve continuare ad avvelenare i rapporti tra i due paesi dopo questa malaugurata guerra. Se quest 'od.io dovesse continuare, significherebbe che Mussolini e Hitler godrebbero di un trionfo postumo, perché si ·renderebbe impossibile quella collaborazione franco-italiana in Europa che è uno dei presupposti necessari per convincere i nazionalisti tedeschi che un'altra guerra non gioverebbe loro. Certo, tutti gli insegnanti, avvocati, giornalisti, medici, droghieri, preti fascisti, ed altri simili parassiti di cui Mussolini ha riempito la Tunisia e tutti i paesi mediterranei debbono essere allontanati. Essi non dovrebbero venir rimandati in Italia a rendervi le cose ancora ·piu difficili di quanto saranno anche senza di loro. Do– vrebbero piuttosto essere mandati a lavorare alla ferrovia transahariana, al posto dei profughi antifascisti, vittime del Governo di Vichy. Ma la massa 336 BibliotecaGino Bianco

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