Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione stinità nella Roma occupata dai tedeschi, vennero a sapere dell'entrata di Tarchi·ani e di Cianca nel gabi·netto Badoglio, decùero in un pri·mo tempo la loro espulsione dal Partito, e solo dopo forti pressioni· dei rappresentanti degli altri partiti nel Comitato di Liberazione acconsentirono a ritornare su quella inizi"ale decisi·one. La politi"caadottata dal gruppo Sforza-Croce-Tarchiani"-Togliatti era fon– data su considerazfoni ben diverse. Secondo costoro non si poteva resistere ulteriormente alla concorde volontà di Churchill, Roosevelt e Stalin, i quali avevano in loro potere di concedere o negare quei soccorsi· di· cibo e di ma– teri·eprime di cui gli ùalz"ani·, stremati"dalla guerra, avevano assoluto bisogno. In un secondo tempo si sarebbe cercato di ottenere dagli Alleati· un miglio– ramento delle condizioni imposte ai governanti italiani pri·vi·di ogni autorità e interamente sottoposti ai voleri della Commissione di Controllo Alleata. Di conseguenza Sforza, Croce e gli altri mi"nistri di Salerno rimproverarono al gruppo capeggiato da Salvemini di non tenere conto delle reali condi– zioni del paese sconfitto, affamato e di fatto i"n tutto dipendente dalla buona volontà dei· governanti· alleati e di consigliare una politi.ca affatto priva di buon senso e di realismo. L'asprezza e la violenza della polemica salvemi– niana fu da loro giudicata eccessiva ed ingiusta. Salvemini ribatté che uniti" e concordi· i leaders antif ascùti italiani sarebbero ri·usciti a strappare agli Allea– ti" importanti· concessi"oni politi"che per il futuro dell'Italia, che per condurre le operazioni mi"litari nella penisola gli Alleati avevano bisogno della coope– razione dei capi· antifascùti non meno di quanto questi· abbisognassero degli ai·uti"alleati· e che, comunque, i leaders antifascisti· non avrebbero mai dovuto accettare di cooperare pri·ma che le dure condi"zi"onidi armisti.zio imposte al Re e a Badoglio fossero state modificate e attenuate. Ora che gli antifascisti avevano acconsentito a rompere il loro fronte unito, sarebbe stato pù, facile a Churchi"ll, i·l quale faceva prevalere la sua volontà nelle cose italiane, di conti"nuare le sue manovre per i"lconsolidamento di" un regime monarchico– conservatore nell'Italia del dopoguerra. Anche nel caso che non avessero ottenuto nulla materi"almente, restando i"ntransigenti", i leaders anti"fascisti avrebbero almeno "salvato l'anima" e preparato meglio l'avvenire, lasci"ando agli Alleati l'intera responsabilità della condotta degli· affari italiani, non solo dal punto di" vista mi"litare, ma anche da quello politico. A giudicare dalla scarsissi"maautorità di cui· godette il governo Badoglio, i fatti provarono che la svolta di" Salerno non servi certo a mi"gliorare i·n modo apprezzabile le condizioni· del popolo italiano fino alla Liberazi·one. Questo contrasto tra il gruppo Salvemini e il gruppo Croce-Sforza-Tar– chiani provocò uno strasdco di" dure polemiche. Una volta convintosi della bontà di" una certa posizione. politica, Salvemi"ni non era certo uomo da tor– nare indi"etro anche a costo di rompere vecchi·e amici.zie, o per i·l timore di rimanere isolato. Egli continuò la sua lotta nel 1944-1945 affiancato da un certo numero di"amici, avvalendosi del quindidnale newyorkese prima diretto da Randolfo Pacdardi sotto la testata La Legione dell'Italia del Popolo e, dopo il ritorno di· Pacciardi in Italia, sotto quella de L'Italia Libera di cui XXXII BibliotecaGino Bianco

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