Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America Tutto questo sarebbe chiamato "il sistema americano," salvando la faccia del– la Carta Atlantica e di tutti gli altri proclami di Roosevelt. In realtà se si seguirà un modello di questo genere, il vecchio si– stema fascista, con un nome nuovo e con pochi cambiamenti nei parti– colari sopravviverà nelle sue linee essenziali con gli stessi uomini, gli stessi metodi e le stesse procedure. Tutti ne saranno contenti, eccettuati naturalmente quei matti di democratici e repubblicani usciti dalla clande– stinità o tornati in Italia dall'esilio, che si saran resi molesti. Essi dovranno inghiottire questo nuovo sottoprodotto del fascismo, e se non lo faran– no con sufficiente buona grazia saranno spediti in carcere o addirittura all'altro mondo, sventolando bandiere fregiate con le famose "quattro li– bertà in tutto il mondo" del Presidente Roosevelt. Pace all'anima loro ! A questo punto il Sottosegretario Sumner Welles ci dirà di non preoccuparei, perché "delle manifestazioni superficiali non devono essere pre- · se come indici della vera politica, quando sono in effetti soltanto delle misure temporanee volte a realizzare quella politica." (Lettera al Profes– sore Ralph Barton Perry, 2 New York Times, Il aprile 1943). Naturalmente, per "la necessità di mantenere il segreto," Summer Welles non può spie– garci chiaramente come mai "le manifestazioni superficiali" sembrino con– durre proprio in direzione opposta alla "vera politica." Il segreto è semp.re stato lo schermo dietro cui sono stati cucinati i piu incredibili miracoli dell'alchimia diplomatica. Come prova del successo della politica mi– steriosa e segreta del Dipartimento di Stato, il signor Welles accennò al pasticcio del Nord Africa, che sembrava allora aver preso una piega mi– gliore. Ma era anche un segreto diplomatico che Darlan dovesse essere ucciso da un aristocratico assassino? Per quanto riguarda l'Italia, il piano del Dipartimento di Stato che ab– biamo delineato si basa principalmente sul presupposto che i generali italiani, ricevute le istruzioni a Washington, saranno capaci di attirare l'esercito italiano dalla loro parte e di persuaderlo a concludere la sua poco gloriosa carriera - prima di essere sciolto per sempre - coll'impresa di mitragliare gl'italiani nelle strade e nelle piazze delle città, che del resto saranno già state semidistrutte dagli aerei inglesi e americani. Saranno i soldati italiani reduci dai campi di battaglia e dai campi di prigionia di– sposti a compiere un atto simile? Noi dubitiamo che essi siano disposti a fare un lavoro tanto ripugnante. Supponiamo che si rifiutino, e che spa– rino invece sui loro generali e sui loro ufficiali superiori e si uniscano al popolo in rivolta. Cosa faranno allora i capi militari inglesi e americani? Daranno ordine ai soldati inglesi e americani di combattere contro la popolazione civile, per amore del Re dei fascisti e dei clericali? Non sappiamo quale risposta dare a questo quesito tanto inevitabile quanto pauroso. Il solo pensiero che ciò possa verificarsi ci riempie l'animo di angoscia, e 2 II professore Ralph Barton Perry, allievo di William James, insegnava allora filosoiia all'Università di Harvard. 318 BibliotecaGino Bianco

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