Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America e di democrazia, e lasciare che gli italiani si scelgano il loro sistema poli– tico, oppure se intendiamo imporre loro, volenti o nolenti, un regime reazionario, per proteggere gli interessi particolaristici di gruppi che non lavorano né per il bene dell'Italia né per quello dell'America. È proprio per la contraddizione fra le promesse altisonanti che noi facciamo nelle nostre dichiarazioni ufficiali e quel che facciamo con gli intrighi dietro le quinte, che stanno sorgendo e sorgeranno ancora tante difficoltà sulla scena internazionale. Le forze armate delle Nazioni Unite, fra le quali quelle dell'Inghil– terra e quelle degli Stati Uniti avranno l'ultima parola nel Mediterraneo, non potranno occupare l'intera penisola italiana di colpo. Sarà inevitabile il verificarsi di una crisi in molte parti del paese, nell'intervallo tra il crollo militare fascista e il momento in cui le forze armate delle potenze atlantiche avranno stabilito fermamente il loro controllo su tutta la penisola. Durante questo periodo di crisi, tanto nella zona occupata come in quella non occupata, gli uomini che hanno tenuto le redini dell'ammi– nistrazione fascista - macchina logorata e screditata dalla sconfitta ma non ancora demolita - si troveranno faccia a faccia con gli apparte– nenti ai movJmenti clandestini antifascisti, che riemergeranno all'improvviso. Se la maggioranza della popolazione si unirà a questi gruppi antifascisti e scoppierà una: insurrezione generale, dando sfogo all'odio lungamente re– presso contro il fascismo, dobbiamo aspettarci degli atti di violenza, di ve~– detta e di distruzione contro i capi fascisti e forse anche contro alcuni ecclesiastici che si sono _distinti per il loro ardente zelo fascista. È natu– rale che il Vaticano si preoccupi di questo pericolo e faccia in anticipo dei piani d'intesa con i nostri Ministeri della Guerra e degli Esteri per fron– teggiare una simile eventualità. Il suo piano è quello di mantenere intatto l'intero meccanismo dello Stato fascista e dell'amministrazione locale. Una condizione necessaria per il successo di questo piano è che l'esercito ri– manga fedele alla monarchia e ai suoi capi, e non esiti a mitragliare i ribelli. Si comprende facilmente perché i nostri strateghi diplomatici di Washington non permisero la formazione, negli Stati Uniti o 'altrove, di legioni antifasciste. Si comprende pure perché le autorità inglesi abbiano cambiato la loro politica di separare dagli altri i prigionieri di guerra antifa– scisti, li abbiano messi di nuovo sotto il comando dei loro ufficiali fa– scisti e non abbiano permesso alcuna propaganda antifascista in mezzo a loro. Se si dovessero formare e portare in Italia al momento della crisi, queste legioni antifasciste fraternizzerebbero certamente col popolo in ri– volta e attirerebbero dalla loro parte molti soldati dell'esercito regolare e perfino larghi contingenti della milizia fascista. Secondo il Vaticano, questa eventualità deve essere evitata ad ogni costo. Perciò, gli strateghi di Washington, per accondiscendere alle insi– stenze del Vaticano, hanno importato dai campi di prigionieri di guerra inglesi una dozzina di generali italiani fatti prigionieri nelle çampagne di 316 BibliotecaGino Bianco

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