Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America elasticità sufficiente per poter affrontare le grandi difficoltà della cns1 del dopoguerra. I Popolari avevano un'occasione unica per diventare una forza di primaria importanza nella politica italiana perché essi erano nella situa– zione di regolare l'equilibrio delle forze tra gli altri due partiti principali, i democratici e i socialisti, nessuno dei quali era in grado di ottenere da solo una maggioranza abbastanza numerosa per controllare efficacemente il governo. Ma, nonostante l'abile guida di Don Sturzo, molti dei rappre– sentanti del Partito al Parlamento, non pochi dei quali avevano scoperto di essere cattolici soltanto alla vigilia delle elezioni, erano degli opportu– nisti senza una chiara visione di quello che volevano, al di fuori della difesa· dei loro interessi di classe e della loro carriera personale. Costoro indebolirono costantemente il Partito, scendendo a compromessi quando invece sarebbe stato meglio rimanere intransigenti, e assumendo un at– teggiamento d'intransigenza quando il fare ciò ebbe un esito fatale. Ma la debolezza fondamentale del Partito Popolare risiedeva in una organica incapacità che lo afflisse fin dalla nascita. Il Partito era stato organizzato col tacito consenso di Benedetto XV, a condizione che non dovesse essere di nome un partito cattolico, anche se costituito da catto– lici, e che dovesse essere un gruppo politico autonomo, per il quale né il Vaticano né la Chiesa dovessero assumersi alcuna responsabilità. In realtà esso non poteva fare a meno di essere legato· con fili invisibili tanto al Vaticano quanto alla gerarchia cattolica. Le sue fortune dipende– vano in larga misura dall'appoggio attivo del clero che deteneva delle po– sizioni-chiave· nelle organizzazioni sulle quali il Partito faceva principal– mente assegnamento. Stando cosf le cose, era piu che naturale che i capi del Partito Popolare, quando volevano prendere delle decisioni politiche dovessero te– ner sempre presenti le possibili reazioni degli alti circoli ecclesiastici per essere sicuri di non incorre·re nella loro disapprovazione. Ed era anche logico che spesso le gerarchie ecclesiastiche facessero pressioni circa l'at– teggiamento preso dal Partito riguardo a questo o a quel problema. Don Sturzo si sforzò onestamente di mantenere l'autonomia del Partito, ma fu costretto a volte a cedere a queste pressioni ecclesiastich·e e incorse nella disapprovazione del Vaticano e della gerarchia quando rifiutò di farlo. Effettivamente Benedetto XV non sembrava troppo soddisfatto del Partito durante l'ultimo periodo del suo pontificato, e il suo successore, Pio Xl deliberatamente lo soppresse. Se l'esperienza del Partito Popolare significa qualche cosa essa dimo– stra che nessun partito costretto a restare in una posizione cosf equivoca per ciò che riguarda la sua autonomia formale ed effettiva può ·essere un fattore costruttivo nella vita politica di una nazione. Un partito come il vecchio Partito Popolare nel quale democratici e reazionari erano mescolati insieme e andavano in qirezioni diverse, non è uno strumento idoneo alla educazione politica di un popolo. Infine, un partito che deve 304 BibliotecaGino Bianco

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