Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'ltaliq Un Partito Socialista, liberatosi dai pregiudizi di un gretto set– tarismo, e ispirato ad una visione piu ampia dei problemi nazionali ed i)lter– nazionali, avrà una funzione da svolgere nell'Italia di domani. Ma dovrà essere, da cima a fondo, una formazione nuova. Il terzo partito importante del periodo prefascista era il Partito Popo– lare. I Popolari erano stati gli ultimi a scendere in campo, essendosi or– ganizzati nel 1919 sotto la guida di un abile, onesto e bene intenzionato prete siciliano, Don Luigi Sturzo. Per quanto questo partito in quanto tale non avesse alcuna etichetta religiosa, i suoi membri erano reclutati tra le file dei cattolici. Il suo programma era sostanzialmente in armonia con i principi della democrazia, e dichiarava di rappresentare quelle cor– renti di pensiero che, ai tempi di Leone XIII, avevano dato origine al movimento della cosiddetta Democrazia Cristiana. Però nel programma di Don Sturzo la vaga nozione di carità e di benevolenza di Leone XIII verso le classi inferiori assunse un aspetto piu definito. Quello di cui si sentiva la necessità non era tanto la carità cristiana quanto piuttosto la democrazia politica e la giustizia sociale nel vero senso della parola. Pio X aveva respinto questa interpretazione della democrazia, ma i tempi erano cambiati e dopo la prima guerra mondiale il Vaticano non fu contrario a mettere alla prova queste idee. L'elettorato del Partito Popolare fu numeroso fin dall'inizio perché esso aveva ottenuto un seguito compatto tra le classi rurali, specialmente nell'Italia settentrionale. I popolari si organizzarono subito tutti in leghe "bianche" di lavoratori, che, sebbene meno numerose di quelle "rosse," eb– bero una forza considerevole. Il ·Partito inoltre attirò molti elementi fra le classi medie e fra i professionisti. Organizzato alquanto frettolosamente, il Partito non si distinse· certo per la coerenza della sua politica. C'erano nel suo interno tre tendenze in conflitto. A destra rimanevano i vecchi clericali, i resti cioè di quel gruppo di .aristocratici reazionari che avevano controllato le prime organizzazioni cattoliche. Questo gruppo si era opposto alla democrazia cnst1ana di Leone XIII e aveva di nuovo acquistato una certa influenza sotto Pio X. I suoi componenti non amavano Don Sturzo e il suo programma, e in seguito si allearono a Mussolini per causare la disgregazione del Partito. All'estrema sinistra vi erano i popolari "radicali" che propugnavano misure e.metodi di azione talmente simili a quelli dei socialisti da essere sopranno– minati "socialisti bianchi." In mezzo stavano Don Sturzo e i suoi piu fedeli seguaci i quali, pur essendo religiosamente ortodossi, erano suffi– cientemente liberali per dissentire dai clericali, ma no.riiabbastanza ·radicali per diventare socialisti. La spina dorsale del Partito era costituita da nume– rose istituzioni sociali ed economiche, cooperative e circoli organizzati dal clero locale nelle zone rurali e urbane. Questa fonte di forza .fu nello stesso tempo la causa principale dell'incapacità del Partito di funzionare con la necessaria autonomia e con 303 Biblioteca Gino Bianco

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