Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

.. L'Italia vista dall'America lista Italiano assunse un atteggiamento puritano di non collaborazione c01 partiti della "borghesia," e si rifiutò in qualsiasi situazione di assu– mersi la responsabilità di governare in coalizione con altri partiti. I sociali– sti volevano tutto o niente, e attesero con speranza la rivoluzione prole– taria che avrebbe consegnato tutto nelle loro mani. Alla luce della storia questo sembra sia stato un grave errore. Un'altra grave debolezza del Partito Socialista fu quella di aver concentrato i propri interessi spe– cialmente sulle classi lavoratrici dell'Italia piu industrializzata del Nord e del Centro, trascurando i numerosi ceti rurali del Sud e spesso igno– randone i bisogni a favore del proletariato delle industrie settentrionali. Gli svantaggi che derivarono da questo "isolazionismo" divennero co- sf evidenti, che a poco a poco si venne sviluppando un gruppo socialista di destra, i socialisti riformisti, che trovarono un forte appoggio nella Confederazione Generale del Lavoro. All'altro estremo emerse un altro gruppo, l'ala ultrarivoluzionaria o Comunista. Fu in queste condizioni di divisione che il Partito Socialista affrontò la crisi che segui alla pri– ma guerra mondiale. Dilaniato da dissidi interni, mentre le sue varie ten– denze spingevano in direzioni opposte, il Partito Socialista oscillò tra ri– forme e rivoluzione. Frattanto . scioperi e tumulti disturbavano la vita economica del paese. Il fatto che non vi sia stata una rivoluzione è in gran parte merito dei capi riformisti e anche di molti appartenenti al gruppo sedi– cente rivoluzionario, i quali si opposero al programma della rumorosa ma impotente minoranza comunista. Infine, tanto i riformisti quanto i comu– nisti si staccarono dal Partito Socialista e formarono dei partiti autonomi separati. Queste secessioni valsero in certo senso a chiarire la situazione ma vennero troppo tardi. Di fronte alla prospettiva di una imminente coali– zione dei riformisti, che avevano un seguito considerevole nei sindacati operai, col Partito Popolare e con i gruppi democratico-liberali, i fascisti (aiutati indirettamente da Pio XI, che aveva proibito ai Popolari di en– trare nella coalizione) fecero la marcia su Roma. Durante la crisi causata dal delitto Matteotti, né i riformisti né i socialisti rivoluzionari osarono prendere l'iniziativa contro il regime fascista barcollante. Questo segnò la fine del Partito Socialista, che fu disciolto e messo fuori legge dalla dittatura. Un programma coraggioso di riforme sociali ed economiche dovrà ·essere adottato dall'Italia del dopoguerra come presupposto indispensabile per ricostruire la vita del paese. Ma certo, i vecchi uomini del Partito Socialista, che non si sono liberati dalla loro mentalità ristretta, dal loro spirito di non collabora– zione e dalle loro meschine parole d'ordine dottrinarie non saranno i piu indicati ad adempiere il compito vitale di dirigere il destino futuro del– l'Italia. I loro vecchi capi, uomini amati e rispettati, come Turati, Treves, Prampolini, Morgari, sono morti. Altri, come d'Aragona, Reina, Canepa, si sono adattati al fascismo. 302 BibliotecaGino Bianco

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