Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione La prima traduzione italiana del libro fu pubblicata in Italia poche set– timane dopo la Liberazione. Anche allora,· nella situazione caotica di quei mesi, il libro non ebbe una larga diffusione. Oggi a distanza di venticinque anni dalla sua originaria pubblicazione, noi siamo in grado di valutare quan– to spesso colla loro intelligente polemica i due autori riuscissero a mettere a fuoco non pochi problemi, e come una buona parte del loro programma ri– manga ancora politica dell'avvenire. Gli avvenimenti successivi al 25 luglio parvero confermare la tesi salve– miniana che gli Alleati preferissero un "fascismo ,enza Mussolini" ad una svolta in senso democratico della situazione italiana. Le cose presero una piega troppo drammatica perché Salvemini potesse indugiare a rallegrarsi per la deposizione del suo principale avversario di un intero ventennio. Ab– bandonò quindi Mussolini al suo destino e prese di mira il Re e Badoglio che erano stati i suoi comprimari. La sua polemica contro z· capi alleati si ac– centua, quando vede che la politica di "military expediency" già sperimentata nel Nord Africa viene applicata anche all'ItaHa. Gli sembra intollerabile che Churchill possa spadroneggiare nelle cose ùaliane appoggiando Vittorio Ema– nuele e Badoglio senza alcun freno posto da Roosevelt. Dopo i pesanti bom– bardamenti nelle città dell'Italia settentrionale fatti per spingere Vittorz·o Emanuele e Badoglio a firmare l'armistizio, mentre le folle manifestavano per le strade invocando la pace, Salvemini z·ndz'gnato parla di "due guerre con– tro l'Italia" che gli Alleati stanno contemporaneamente combattendo, una per farla uscire dalla guerra e l'altra per prevenire una rivoluzione repub– blicana.6 Gli' avvenz·menti in Italia prendono una piega opposta a quella da lui desiderata. Egli avrebbe voluto che subito dopo avere firmato l 'armùtz.zz· o il Re e Badoglio fossero stati accantonati dagli Alleati, che i poteri della Mo– narchia fossero stati sospesi, e che si fosse costituito un governo composto di soli· antif ascùti, i quali avrebbero potuto reclutare un esercito di volontari repubblicani per la continuazione della guerra contro la Germania. Circa il problema istituzz·onale, in attesa della fine della guerra e della convocazi·one dell'Assemblea Costituente che avrebbe deciso sulla questi·one monarchia o repubblz'ca, Salvemi'ni, per qualche tempo, consz·derò con favore, come solu– zione temporanea, una reggenza, da affi'darsi ad una figura di grande pre– stigio morale. E, se si pensa alle polemz·che successive all'entrata di Bene– detto Croce nel gabz·netto Badoglio, è degno di nota che durante i 45 giorni Salvemi.ni pensasse al filoso/ o come a un possibile reggente, e lo affermasse pubblicamente per iscritto. Il che di'mostra che fino a quel momento, e del resto ancora nei mesi successivi, pur conoscendo lé idee politiche conserva– trici di Croce, la stz·ma che egli aveva sempre avuto per il pensatore napo– letano non era ancora scemata. 7 Italiatz Popular Party, in "The Protestant, 11 aprile 1944; G. SALVEMINI e G. LA PIANA, Rettifica alle t'ettifiche di Don Sturzo (inedito e senza data). 6 Due guerre contro l'Italia, in "The New Republic, 11 15 agosto 1943.. 7 Vedi in questa raccolta lo scritto What price the King and Badoglio, in "The Counter– current, 11 Boston, ottobre 1943. XXIX 3 )teca Gino Bianco

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