Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione come la scienza di ciò che è possibile in determinate condizioni di tempo e dì luogo, e non come la scienza di ciò che è desiderabile da un punto di vista puramente teorico." (p. 243 ed. ingl.) ... "Dobbiamo renderci conto che è passata l'epoca in cui la democrazia politica poteva esistere separata dalla democrazia economica. Coloro i quali si oppongono alla democrazia econo– mica debbono pure rinunciare alla democrazia polùica e debbono scegliere tra il fascismo e il comunismo" ( p. 231 ed. i'ngl.). I due ultimi capitoli intitolati "L'Italia di domani" e "Chiesa e Stato nell'Italia del dopoguerra" hanno un particolare interesse. Anche qui occor– rerà distinguere tra proposte che sono state superate dalla realtà storica del– l'i·mmediato dopoguerra, e proposte che attendono ancora di essere realizza– te. Tra queste ricorderemo l'abolizione del centralt'smo amministrativo e dei prefetti" e l'i'nstaurazione di un radicale sistema di autogoverno locale all'in– glese, la ri'forma per rendere piu agile il lavoro del Parlamento centrale affi– dandogli solo i problemi d'i'nteresse generale e nazionale e attribuendo tutti gli altri agli enti· locali autonomi, e soprattutto le misure per attuare il ri– pudio del Concordato e la completa separazione dello Stato dalla Chiesa. Salvemini e La Piana non potevano certo prevedere che, col concorso dei comunisti, per ragioni tattiche i Patti Lateranensi sarebbero stati inclusi nella nostra Costituzione. Essi ragionavano in termi·ni di separatismo ben piu rigoroso della Legge delle Guarentigie, e avrebbero voluto introdotto in Italia il sistema ameri"cano, secondo cui tutte le Chiese sono associazioni pri– vate che debbono essere mantenute a spese dei fedeli e non dello Stato. Il giorno in cui, mutato l'equilibrio delle forze nel Parlamento italia– no, ci si volesse orientare nuovamente verso l'idea separatista, sarebbe op– portuno andare a ri'leggere il lungo capitolo in cui questo problema viene di'– scusso nei suoi vari aspetti. Nel 1925, ripubblicando presso l'editore Gobetti i suoi scritti degli anni della prima guerra mondi"ale, Salvemi'ni mise come sottotùolo al volume "Do– cumenti di una politi'ca che non fu fatta," e lo stesso potrebbe dirsi delle tan– te proposte dissemi'nate in What to do with Italy. Assai spesso la politica chie– sta dai gruppi di opposizione sarebbe stata migliore di quella fatta dai go– verni. La storia è piena di occasioni mancate. What to do with ltaly fu terminato e inviato ali'editore poche settimane prima del 25 luglio. Pochi libri furono pi·u tempestivi. Tuttavi·a la frana di eventi che fece seguito alla caduta di Mussolini fece s[ che in America il libro non ricevesse tutta l'attenzione che meritava. Un articolo di" Sturzo su di esso fu i'l punto di partenza di una lunga polemi·ca tra il sacerdote e i due autori che getta luce su alcune vicende del Partito Popolare, sulle dimis– sioni di Sturzo da suo Segretario nel 1923 e sulla demoHzione di detto partito voluta da Pio Xl. 5 5 Vedi in questa raccolta: LUIGI STURZO, The Church and Democracy and Salvemini La Piana, in "America," 6 novembre 1943; L. STURZO, The Vatican and Fascism as seen by Salvemini and La Piana, in "The Commonweal," 17 dicembre 1943; G. SALVEMINIe G. LA PIANA, Risposta a Don Sturzo, in "The Protestant," gennaio 1944; G. SALVEMINIe G. LA PIANA, Don Sturzo, The Vatican, Fascism, in "The Commonweal," 28 gennaio 1944; L. STURZO, Rectifications on the X.XVIII BibliotecaGino Bianco

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