Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

I L'Italia vista dall'America Molti altri sono rimasti fedeli ai loro principt politici e hanno op– posto al regime una resistenza passiva. Col passare del tempo e col dile– guarsi di ogni speranza di un qualsiasi cambiamento di governo, anche parecchi di questi sono a poco a poco caduti in un letargo politico. Al– tri, invece, non solo sono rimasti fedeli alle loro convinzioni politiche, ma hanno anche svolto per quanto potevano attività antifascista sempre che se ne presentasse l'occasione. I piu audaci fra coloro che svolsero attività clandestina furono presi nella rete della polizia segreta e tolti dalla circolazione. Volendo generalizzare si potrebbe dire che l'intero gruppo dei rea– zionari e dei conservatori, i grandi uomini di affari, i banchieri, i grossi proprietari terrieri, l'alto clero, l'aristocrazia del sangue o del denaro e una larga parte dell'alta borghesia furono fin dall'inizio, o divennero in seguito, con poche eccezioni, decisi sostenitori del regime fascista. Basta dare una - occhiata agli elenchi dei funzionari fascisti, e specialmente dei podestà; qui, a lato dei parvenus fascisti, troviamo la maggior parte dei nomi delle famiglie aristocratiche italiane. Come osservò Don Sturzo, la politica rigidamente reazionaria di Musso– lini "fu appoggiata da tre categorie di persone: gli ·industriali, che temevano un ritorno in forze del movimento operaio; i grandi proprietari terrie– ri, che temevano il rinnovarsi delle agitazioni contadine (nella loro qualità di aristocratici essi significativamente offrirono un banchetto politico in onore di Mussolini), e finalmente, i clericali, il cui breve successo fu ed è tuttora strettamente legato ai destini del fascismo" (ltaly and Fascism, New York, 1926, pag. 200). Prima del fascismo la maggior parte delle persone appartenenti a que– ste classi sociali era distribuita nei vari partiti politici. Le si poteva tro– vare soprattutto nei gruppi clericali e conservatori, ma anche in mezzo ai democratici; in seguito entrarono nel Partito Popolare. La loro principale funzione nei partiti liberali era quella di bloccare, o per lo meno di rallen– tare sempre che potevano, il programma e le attività riformatrici degli elementi piu avanzati . .È logico supporre che tutti questi gruppi reazionari che hanno fatto causa comune col fascismo rifuggano dall'idea di ricostituire organizzazioni politiche dei tempi prefascisti. La loro speranza, se ne hanno ancora qual– cuna, deve essere quella di unirsi in un nuovo raggruppamento conserva- .tore fortemente sostenuto dall'alto clero e forse anche dagli eserciti stra– nieri; cosf essi potrebbero impedire ad un nuovo regime democratico di realizzare quelle riforme politiche e sociali, contrarie agli interessi delle ,loro classi, che evidentemente verrebbero subito promosse. Nell'Italia del dopoguerra questi gruppi reazionari non potranno funzionare come lo fe– cero nella vita politica dell'Italia prefascista; o saranno portati al patere come un nuovo partito ultrareazionario, o, se verrà istituito un regime democratico progressista, le basi del loro potere di classe saranno di– strutte ed essi saranno ridotti all'impotenza. 300 BibliotecaGino Bianco

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