Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte de_ll'ltalia pnrono 1n questo atto del Re un altro sintomo evidente di un "rinnovato attrito tra Vittorio Emanuele e il capo del governo Mussolini" (New York Times, 26 marzo 1943). Quei corrispondenti certamente non ignorano che Mussoljni stesso è un "cugino del Re" e che, come capo del governo e Duce del fascismo e dell'Italia, egli non solo deve aver saputo della onorificenza data a Grandi, ma deve anche avervi dato il suo consenso. Cos1 pure, do– vevano aver notato che, anche se Grandi non era piu ministro, aveva tut– tavia conservato la carica d'importanza strategica di presidente della Ca-· mera dei Fasci e delle Corporazioni, preteso organo rappresentativo che potrebbe essere invitato a svolgere una parte in una eventuale crisi. La conclusione che è lecito trarre da tutti questi fatti è chiara: Grandi è la persona scelta dal Vaticano come capo del governo italiano dopo Mussolini; il nostro Dipartimento di Stato, tramite l'arcivescovo Spell– man, ha dato il suo consenso a questa scelta, la quale è stata accettata anche da Mussolini e dal Re come la sola alternativa possibile dopo la disfatta. E in verità questa è la sola via che rimanga loro aperta per salvare quello che può essere salvato del fascismo. Il problema di un possibile predominio russo nell'Europa postbellica, che tanto preoccupa la Santa Sede, è pure da collegarsi alla missione di Monsignor Spellman a Roma. Un giornalista cattolico, Michael Wil– liams del Commonweal informò in un primo tempo i lettori americani che la missione dell'arcivescovo di New York serviva a preparare la even– tuale fuga del Papa alle Isole Canarie, o forse anche a New York. Ma in seguito, Williams annunciò che monsignor Spellman intendeva andare a Mosca, ove era certo di ottenere, se non l'immediata conversione di Stalin al cattolicesimo, per lo meno un concordato fra i sovietici e la Santa Sede. È naturale che la Santa Sede debba preoccuparsi del pericolo sovietico nell'Europa del dopoguerra; c'è molta altra gente che condi– vide gli stessi timori per motivi di carattere non religioso. È anche naturale che la Santa Sede, dati i suoi stretti rapporti esistenti ora con il nostro governo, sia desiderosa di venire ad un accordo sia con l'Inghil– terra che con l'America circa i mezzi piu idonei per sventare q~esta mi– naccia. È assai dubbio che ulteriori pressioni sul governo sovietico, affinché faccia promesse piu concrete di quelle contenute nella sua dichiarazione preliminare dell'ottobre 1942, possano avere qualche probabilità di suc– cesso. La precauzione che la Santa Sede desidererebbe vedere adottata è certamente quella suggerita dalla londinese Fortnightly e cioè che venga pro– mosso il consolidamento "di una serie di Stati autorii?ari nell'Europa cen– trale e meridionale, a cominciare dall'Italia." Sembra che vi sia un altro punto nei piani del Vaticano al quale non è stata data molta pubblicità perché nori si può renderlo di pubblica ragione almeno fino a quando Mussolini governerà l'Italia. Mentre si sta– vano negoziando gli accordi del Laterano, Pio XI rinunciò all'idea ·del 293 Biblioteca Gino ·Bianco

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