Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione incapaci di vivere in pace sotto una Costituzione repubblicana e democratz·– ca, analizzeremo questa questione particolareggiatamente. Soprattutto richia– meremo l'attenzi·one dei nostri lettori sul fatto che la responsabilità per il successo del fascismo in Italia non è del solo popolo italiano, ma è condivisa anche dai popoli e dai governi delle nazioni democratiche. "E infine una parte di responsabilità per il successo e il prestt'gio conse– guùo dal fascismo ricade sul Vaticano; E come il Vaticano ha contribuito, sia direttamente che indirettamente alla fortuna del fasdsmo, cosi sta ora collaborando ai piani per il futuro dell'Italia che vengono formulati dai nostri circoli politici. Non sarà perciò superfluo gettare un po' di luce su questa questt'one." La. difesa delle tesi repubblicane in What to do with Italy è fatta in mo– do assai persuasivo, e non meno abi'le ed efficace è la dimostrazione degli aiuti che Mussolt'ni ricevette dai· gruppi conservatori dei paesi democra– tici e dal Vaticano, fatta per alleggerire le responsabilità del popolo ita– liano e per invocare per esso una pace di giustizia e non di vendetta. Questo libro avrebbe potuto avere come sottotitolo "In difesa del popolo italiano," poiché Salvemini e La. Piana vi condensano la loro conoscenza dei proble– mi storici e politici italiani come premessa alla ri"chiesta di una pace giusta per l'Italia vinta, e al richiamo al rispetto del diritto democratico di auto– decisione nella questfone istituzionale. Assai appropriata è la polemica con– tro i circoli conservatori anglosassoni con Churchill alla testa i quali accet– tano i -principt democratici per i propri paesi ed anzi non saprebbero farne a meno, mentre per gli altri· paesi sono inclini a favorire regimi autoritari clerico-conservatr;ri. Già nei suoi articoli Salvemini aveva polemizzato contro questo complesso di superiorità anglosassone traducentesi in ùna forma lar– vata di razzismo, non brutale alla maniera di Hitler, ma velata di ipocrisia. Abile pure la critica di quanti, compreso Wa~ter Lippmann, male interpre– tando le tesi svolte nel volume da poco pubblicato di Ferrero su T alleyrand e il Congresso di Vienna, Reconstruction, del 1940, facevano un gran parlare di autorità "legittime" a cui affidare in Italia la successione del regime mussoliniano elencando fra quelle la Monarchia, il Vaticano, gli alti coman– di militari, e insomma tutti i gruppi cleri·co-conservatori i quali avevano co– stituito l'impalcatura di sostegno del regime fascista. "La. questione fondamentale in questa nostra ricerca - ribadiscono i due autori nel corso del/'esposizione - ( p. 189 testo inglese) è di sapere se intendiamo distruggere il fascismo dalle r.adi.ci ,per aiutare l'Italia a ri– cominciare la vita sulle. solide basi della libertà e della democrazz·a e se in– ·tendiamo lasciare che gli italiani si scelgano da sé 1·1 loro sistema politico, oppure se intendiamo imporre ad essi un regime reazionario per proteg– gere gli interessi particolari di gruppi che non agiscono certo né per il bene dell'Italia né per quello dell'America." Altrove i due autori chiariscono l'an– golo visuale dal quale essi si pongono. "Noi non sz·amo né rivoluzionari né conservatori. Siamo saldi credenti nella democrazz·a, che giudichiamo essere il sistema politico meno imperfetto dei nostri tempi; e concepiamo la poli~z·ca XXVII BibliotecaGino Bianco

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