Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'l talia vista dall'America contro i sovietici, come Ribbentrop aveva promesso, o meno, era ormai evidente che la colossale potenza militare tedesca e l'incredibile e rapidis– simo successo riportato dalla Germania avrebbero bloccato qualsiasi aspi– razione russa al dominio sull'Europa. In un'Europa controllata dalla Germa– nia nazista le istituzioni democratiche non avrebbero piu potuto sussistere. Ma il Vaticano non aveva alcuna ragione di versare delle lacrime sulla loro scomparsa, purché esse fossero sostituite da governi disposti ad accet– tare la collaborazione della Chiesa alle condizioni che il Papa giudicava essenziali o per lo meno accettabili. Pio XII si rendeva pienamente conto che in una Europa dominata dall'Asse la Chiesa avrebbe dovuto accettare un certo grado di subordi– nazione nei confronti dello Stato. Sia la subordinazione della Chiesa allo Stato che la separazione fra Chiesa e Stato sono due sistemi ugualmente condannati dalla ·Chiesa, ma fra i due la subordinazione, quando si li- , miti a certi aspetti delle istituzioni ecclesiastiche e dell'amministrazione temporale, è il male minore. Nel quadro di un sistema di subordinazione parziale la Chiesa avrebbe anche potuto ottenere importanti vantaggi come l'aiuto finanziario al clero da parte dello Stato, la protezione della legge e forse anche una certa situazione di monopolio religioso, come essa aveva ottenuto dal regime fascista. La speranza che dopo la vittoria Hitler, o meglio il suo successore (la Chiesa può aspettare), potesse venire a patti con la popolazione in gran parte cattolica della Germania e con la Santa Sede, era alquanto seducente. In tali condizioni il Vaticano non po– teva attendersi nulla di peggio che un ritorno alla situazione in cui la Chiesa aveva vissuto e prosperato per parecchi secoli quando fiorivano le monarchie assolute, e la maligna influenza del liberalismo non aveva an– cora minato le fondamenta sia del trono che dell'altare. È facile perciò capire la posizione assunta dal Vaticano verso l'Italia quando Mussolini "pugnalò la Francia alla schiena." Senza dubbio Pio XII avrebbe preferito che l'Italia rimanesse neutrale. -Ma dal momento che la neutralità era sva– nita, il lutto per l'entrata in guerra dell'Italia non durò a lungo. Cardinali, vescovi e preti si dettero subito un gran da fare a suscitare l'entusiasmo per la guerra fra gli italiani recalcitranti e smarriti, ad appuntare medaglie e ad accordare benedizioni ai soldati. Trenta vescovi italiani mandarono un telegramma a Mussolini, incitandolo a coronare "l'immancabile vitto– ria delle nostre armi issando la bandiera italiana sul Santo Sepolcro." · (New York Herald Tribune, 28 giugno 1940). La Civiltà Cattolt'ca, or– gano dei gesuiti, indirizzò un fervente appello il 15 luglio alla gioventu italiana, esortandola "a compiere il proprio dovere con la fedeltà che si con– viene a cittadini e soldati. La gioventu cattolica, memore dell'eroismo e dello spirito di sacrificio dimostrato nella passata guerra, darà prova dello stesso eroismo nel suo compito di assicurare la prosperità a que– sta nazione, centro della fede e della civiltà cattolica." Qualcuno che aveva buona memoria rilevò che nel maggio del 1915, quando l'Italia entrò in guerra a fianco degli alleati, la medesima Civiltà Cattolica, 268 BibliotecaGino Bianco

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