Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

.. L'Italia vista dall'America lici di entrambe le parti il dovere di astenersi, sotto pena di scomunica, dal combattere per il loro paese e dall'appoggiare il proprio governo na– zionale nel suo sforzo bellico. Questa neutralità esteriore ed ufficiale del papato non significa che il Papa e i suoi collaboratori non possano simpatizzare con una parte piuttosto che con l'altra, e che non preferiscano la vittoria di un belli– gerante piuttosto che quella dell'altro. In un momento di distrazione, all'inizio della prima guerra mondiale, il presidente Wilson esortò il popolo americano a rimanere neutrale non solo nelle sue azioni, ma anche nei suoi pensieri. Neanche Wilson personalmente poté riuscirvi né può riu– scirvi il Papa. È naturale che il Vaticano debba essere influenzato a pre– ferire l'una o l'altra parte degli interessi religiosi ed ecclesiastici che sono in giuoco. Anche in questa guerra, come quasi sempre succede, il Papato ha interessi da salvaguardare e proteggere, ha qualcosa da guadagnare e· da perdere sia dalla vittoria che dalla disfatta dell'uno o dell'altro dei gruppi belligeranti. Il problema del Vaticano, perciò, è di stabilire da quale parte può sperare di subire minori perdite ed ottenere maggiori vantaggi. È ovvio che, una volta che la Santa Sede abbia preso una deci– sione al riguardo, pur nascondendosi ufficialmente dietro il paravento della neutralità, essa tenterà di favorire, con un'azione prudente e indiretta, la causa di quella parte alla quale avrà accordato la sua prefere,nza. Ma è anche inevitabile che gli atteggiamenti politici del Vaticano vengano in– fluenzati dalle vicende della guerra e dai cambiamenti che modificano il quadro generale per effetto di sconfitte militari, e del conseguente mutamento nelle probabilità di vittoria. All'inizio della guerra e fino al crollo della Francia, il pendolo in Va– ticano, sebbene ufficialmente oscillasse con alterna regolarità, indicava una leggera preferenza per la causa degli Alleati. L'accordo tra i nazisti e la Russia sovietica, e l'invasione della Polonia, avevano causato costerna– zione nei circoli papali. La Germania nazista, verso la quale la Santa Sede era stata cosf benevola nella speranza che avrebbe distrutto per sempre il mostro del bolscevismo, era diventata virtualmente l'alleata dei sovietici. Questo il Vaticano non poteva tollerarlo. Le atrocità tedesche in Polonia, la distruzione delle chiese e la persecuzione del clero furono altamente deplorate dal Papa ed ampiamente denunciate in varie lingue dalla Radio del Vaticano. Non furono omesse in tali denunce le atrocità russe, e soprattutto fu deplorato che "agenti sovietici, vestiti da preti, giravano per scuole, ospedali, seminari e chiese, facendo propaganda favorevole ai sovietici e spesso organizzando cellule eretiche" (New York Times, 24 gennaio 1940). Questi attacchi contro il modo di comportarsi dei sovietici e dei na– zisti non significavano però che il Vaticano si augurasse la vittoria degli alleati; piuttosto esso avrebbe ancora preferito una pace di compro– messo quale l'aveva suggerita prima della guerra. La "strana guerra" che 266 BibliotecaGinoBianco

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