Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia che si possano stipulare in futuro nuovi concordati che garantiscano i diritti le libertà e le prerogative della Chiesa. Questi scopi non sono, dal punto di vista cattolico, fine a se stessi, sono soltanto mezzi necessari per aiutare la Chiesa a compiere le sue fun– zioni spirituali e sociali. La Chiesa è un organismo indispensabile della gra– zia divina sulla terra tendente ad assicurare la pace tra tutti i popoli, a mantenere ordine e giustizia nei rapporti economici, politici e sociali del– l'umanità, e a rendere possibile all'uomo la salvezza della sua anima nel- 1' al di là. Attendersi che il Vaticano favorisca una politica che contra– sti colle pretese della Chiesa o che non ne tenga conto è altrettanto assurdo che aspettarsi da Churchill che acconsenta a "presiedere alla li– quidazione dell'Impero britannico.,, Solo se teniamo presenti i suddetti scopi, possiamo vedere nella giusta prospettiva perché il Vaticano affermi di mantenere un atteggiamento neutrale in questa guerra, e quali siano i suoi piani e le sue aspettative circa la sistemazione post-bellica. L'idea di neutralità, ove la si riferisca al Papato, è del tutto diffe– rente dalla neutralità di uno Stato qualsiasi quale è definita dal diritto internazionale. La ne~tralità della Santa Sede non significà soltanto la neu– tralità territoriale della Città del Vaticano, che in questo caso è di poca o di nessuna importanza, ma significa in primo luogo, la neutralità del Papato come supremo governo centrale dell'intera Chiesa cattolica. La neu– tralità della Città del Vaticano, quale è definita nel Trattato del Laterano, è un semplice corollari<.> della neutralità del Papato comè tale. Ma la neu– tralità del Papato, come organo supremo del governo della Chiesa, non significa affatto la neutralità del clero o del laicato cattolici, .da cui ci si aspetta in ogni paese belligerante che partecipino alla guerra - come di fatto accade - aiutando i rispettivi governi nazionali con tutti i mezzi morali e materiali a loro disposizione, onde assicurare la vittoria dei ri– spettivi eserciti. Il Papa si può considerare come il comandante supremo di un grande esercito il quale dichiara di voler rimanere neutrale, mentre i suoi soldati (i laici cattolici) ed i suoi ufficiali (la gerarchia cattolica ed il clero) si schierano fra i belligeranti chi da una parte e chi dall'altra, e prendono parte attiva alla guerra. In conclusione, possiamo dire che la neutralità del Vaticano consiste nell'astenersi dall'esprimere qualsiasi opinione su chi fra i belligeranti abbia torto e chi abbia ragione. Cosf essa nega ad entrambe le parti quell'ap– poggio morale che ciascuna di esse potrebbe ricevere da un giudizio favo– revole alla propria causa. Al tempo stesso, la Santa Sede· dice a tutti i cattolici che essi hanno il dovere di combattere e combattere bene, da qua– lunque parte si trovino. Per quanto assurda ed illdgica possa sembrare questa singolare concezione della neutralità, essa è in effetti l'unica alter– nativa che rimanga al papato, quando esso tralasci il difficile e spesso im– possibile compito di esprimere un giudizio morale su un conflitto in qua– lità di "supremo tutore della morale." L'altra alternativa sarebbe quella di assumere un atteggiamento rigorosamente pacifista, imponendo a1 catt~- 265 BibliotecaGino'Bianco

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