Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America de piacere di fare frequenti visite in Italia sanno quali grandi progressi vi si siano realizzati." Infine, esprimendo il suo compiacimento per la recente conquista dell'Etiopia, Taylor concluse: "Oggi il nuovo impero ita– liano affronta il futuro, ed assume le sue responsabilità come tutore ed amministratore di una popolazione arretrata di dieci milioni di uomini" (New York Times del 6 novembre 1936). Taylor era dunque persona grata ai circoli fascisti, e inoltre, come era detto nella sua biografia, "co– nosceva personalmente alcune delle piu importanti personalità della gerar– chia cattolica e diverse personalità di primo piano del governo italiano." Non si può non ammirare la saggezza del presidente Roosevelt giacché con la nomina di Taylor riusd a prendere tanti piccioni con una sola fava. Egli aveva scelto il momento giusto e la maniera piu opportuna per attuare il suo piano, facendo piacere sia al Papa che a Mussolini, e provocando solo una leggera commozione nell'opinione pubblica americana. Infatti, le de– boli proteste espresse da alcuni rappresentanti di diverse sette protestanti e da qualche singolo individuo, furono controbilanciate dalle grandi lodi con le quali la nomina di Taylor fu accolta dai rappresentanti della Chiesa cattolica e di qualche gruppo episcopaliano, da diversi rabbini israeliti e da vari_predicatori di altre sette protestanti. L'intera faccenda non causò grande preoccupazione e fu rapidamente dimenticata dal pubblico, la cui attenzione nei mesi seguenti fu completamente assorbita dalle notizie as– sai piu importanti della battaglia di Francia. Nel febbraio successivo Taylor si recò a Roma, viaggiando sulla stes– sa nave con Sumner Welles, il sottosegretario di Stato che si preparava allora a fare il suo giro diplomatico in Europa allo scopo di saggiare quali possibilità vi fossero di ristabilimento della pace. Taylor era anche egli in missione di pace, perché, come scrisse Arthur Krock 5 in un suo articolo nel New York Times del 7 marzo "il Papa è un fattore indispen– sabile per ottenere la convocazione di una conferenza." Presentata sotto questa veste, la missione di Taylor sembrò completamente giustificata, ed anche il Comitato esecutivo del Consiglio federale delle Chiese pro– testanti poté dichiarare: "Non tornerebbe a favore del protestantesimo che esso dovesse trovarsi in futuro nella situazione di aver ostacolato un movimento suscettibile di contribuire alla fine della guerra e alla salvezza di innumerevoli vite umane" (citato da Time dell'll marzo 1940). Quan– do la cosiddetta phoney war - la guerra passiva dei primi sette mesi - si trasformò nella travolgente guerra lampo del 1940, divenne ben presto evidente quanto fossero irrealizzabili questi _piani e queste speranze, e quanto insignificante fosse la pretesa influenza del Papato nella politica europea, con tanta esagerazione esaltata dalla stampa americana. Ciò divenne ancora piu evidente quando Mussolini ed il Re d'Italia, 1 v1c1m del Vaticano, entrarono in guerra a fianco della Germania. 5 Uno dei principali articolisti del "New York Times." 262 BibliotecaGino Bianco

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