Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia Papa: "Noi, Stati Uniti e Vaticano, abbiamo ideali e scopi comuni che esi– gono una espressione e un'azione comune per ristabilire la pace e per rior– ganizzare il mondo quando sarà giunto il momento. Questi ideali ed .atti– vità comuni abbracciano vari problemi che sorgeranno alla fine della guer– ra. Il mio ambasciatore viene per stabilire un normale canale diplòmatico per gli scambi di vedute e i piani necessari a rendere efficace la nostra . ,, . az10ne comune. Questo era un invito diretto ed esplicito al Papa a partecipare alla politica internazionale e ad aver voce nei consessi internazionali, sia di– rettamente, sia t•ramite gli Stati Uniti. D'altro canto, l'identità di ideali, di scopi ed azioni che secondo il Presidente esisteva tra gli Stati Uniti e il Vaticano, poteva essere in– terpretata come un invito alla Santa Sede a gettare tutto il peso della sua autorità morale e religiosa dalla parte delle democrazie, la cui causa era stata abbracciata dagli Stati Uniti che ne erano divenuti l'arsenale. L'Ita– lia, che non era neutrale, ma solo non belligerante, era invece legata alla Germania dal "Patto di Acciaio." Il Papa doveva fare molta attenzione nel rispondere alla lettera del Presidente. Infatti Pio XII, dopo aver lodato grandemente il Presidente per le sue vedute e per il suo zelo cristiano di– chiarò in termini generici: "soltanto uomini di tale levatura morale saran– no capaci di creare una pace tale da compensare gli incalcolabili sacri– fici di questa guerra, che spiani la via ad una comunità di nazioni, equa per tutti, efficace e fondata sulla reciproca fiducia." Accettando con gra– titudine l'offerta dell'invio di un ambasciatore presso il Vaticano, il Papa affermò che il rappresentante del Presidente sarebbe stato ricevuto con tutti gli onori dovuti, ma aggiunse significativamente che la sua missione sa– rebbe stata quella di essere "i~ fedele interprete del Vostro pensiero per quan– to riguarda il conseguimento della pace e l'alleviamento delle sofferenze causate dalla guerra." Egli non fece nessuna allusione ai problemi del do– poguerra, o ad alcuna azione comune di carattere politico. Taylor soleva trascorrere parte dell'anno nella sua bella villa di Schifa– noia, presso Firenze. Secondo un breve cenno biografico pubblicato dal New York Times al momento della sua nomina, Taylor era per nascita un privilegiato, ed era stato "educato in un'atmosfera conservatrice." Egli aveva percorso una brillante carriera di uomo di affari, conclusasi con la presidenza del comitato finanziariò della United States Steel Company. Di origine quacchera, Taylor appartiene ora alla Chiesa episcopale. Benché , rifugga solitamente dalla pubblicità, Taylor una volta espresse la sua am– mirazione per il fascismo. Il 5 novembre 1936, partecipò ad un grande banchetto al Waldorf Astoria in onore dell'ambasciatore fascista Fulvio Suvich. Taylor presiedette il comitato organizzatore del banchetto, e rap– presentò anche la ltaly America Society e la American Society of Royal ltalian Orders. Nel suo discorso Taylor disse che "il mondo intero è ~tato co– stretto ad ammirare i . successi del capo del governo Mussolini nel di– sciplinare la nazione.'~ Aggiunse anche: "color~ che hanno avuto il gran-_ 261 Biblioteca Gino· Bianco

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