Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Prefazione che, confermandosi nella sua opinione che non solo Churchill, ma anche Roosevelt non sarebbe stato alieno dal favorire nell'Italia del dopoguerra un regi.me clerico-conservatore. Già da tempo egli aveva pensato di dare una forma organica alle sue idee cosa che fece nel volume What to do with Italy preparato in colla– borazi·one col suo amico Giorgi·o La, Piana. Oltre alla comunanza di idee fra La, Piana e Salvemi·ni, sperimentata in continui scambi di vedute durante parecchi anni, dovette esservi un'altra ra– gione che spinse quest'ultimo a preferire un libro composto in collaborazione ad un volume pubblicato col suo solo nome. Egli era divenuto cittadino ame– ricano soltanto da poco, il che non gH aveva impedito di criticare con asso– luta li.bertà la politica estera del governo americano. Era persuaso che il giu– ramento di fedeltà alla Costituzione glielo consentisse, poiché si trattava di richiamare i governanti statunitensi al rispetto dei princip1, della loro stessa Costituzione. E tuttavia, pensò pure che un libro pubblicato in collabo– razione con uno stimato professore di Harvard, cittadino americano di vec– chi'a data, avrebbe potuto esercitare una maggiore i'nfiuenza sulle sfere diri– genti. Già su qualche foglio clericale e su qualche giornale di provincia si erano levate voci irose contro Salvemini incitanti il governo a togliere la cittadi·nanza a quel critico molesto ed a ridurlo al silenzio, voci che erano state persino raccolte da qualche elemento conservatore al Congresso di Washington. Inoltre circa metà del volume What to do with Italy tratta dei rapporti tra il Vati'cano e l'Italia e dei rapporti tra il Vaticano e il governo di Washington, argomenti· sui quali La, Piana aveva una particolare compe– tenza ed aveva raccolto una notevole quantità di informazioni. What to do with Italy fu preparato e scritto nel 1942. Il lettore vi ,troverà riprodotti alcuni brani degli articoli disseminati da Salvemini in preceden– za nelle ri'viste americane, ma essi sono rifusi in una trattazi'one organica che, per buona parte del volume, risulta nuova. È un libro in cui la parte stori'ca di' sfondo si mescola alla polemica politica, che intende essere uno stru– mento di lotta politz'cae come tale va giudz'cato. Chi lo ri'legga a 25 anni dalla sua pubblicazione noterà che vi' è una parte di polemica conti·ngente che ha valore piu che altro di documento storico circa il pensiero dei due autori in quel dato momento. Vi sono però molte pagz'ne, z'n materi·a di' rapporti tra Stato e Chi'esa, sulla procedura per attuare il prz'ncipio separatùta, in materz'a di riforme economi'che, politiche e sociali, che hanno ancora un va– lore di attualùà giacché, a oltre vent'anni dalla Liberazione, la Repubbli'ca ùaliana è ben lontana dall'avere realizzato quella democrazia economica e sodale che Salvemini e La Pi·ana delineavano nelle loro pagine e che è iscritta nelle "norme programmatiche" della nostra Costituzz'one. Se si considera che i due autori lavoravano essenzialmente su informa– zz'oni giornalistiche, bisognerà riconoscere che essi vi dimostrarono un no– tevole acume ed una notevole capacità di interpretazione di quel che avve– niva di.etra le quinte. Vi sono, è vero, alcune errate previsioni di dettaglio, nessuno è profeta, ma nelle linee fondamentali i due stori'ci videro giu_sto. xxv BibliotecaGino Bianco

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