Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

.. L'Italia vista dall'America durante il dibattito qualcosa di spiacevole nei riguardi del Vaticano, la Santa Sede si accontentò di trattare con gli Stati Uniti come se fossero stati uno di quei paesi dove il governo non è obbligato a richiedere il consenso del corpo rappresentativo. Questa soluzione era cosf semplice . che deve essersi presentata fin dall'inizio alla mente sia del Presidente che del cardinale Pacelli. La ra– gione dei tre anni di ritardo deve, quindi, essere attribuita al fatto che la possibilità di attuare questo piano non si presentò prima. L'occasione favorevole fu costituita dalla guerra. Durante i mesi che precedettero l'in– vasione tedesca della Polonia e la conseguente dichiarazione di guerra della Francia e dell'Inghilterra, il presidente Roosevelt, animato da sincero zelo e dalle migliori intenzioni, usò tutta la sua influenza per la causa della pace ed offrf i suoi servigi e l'appoggio degli Stati Uniti per una .-soluzione pacifica del conflitto. Ma siccome Hitler non era disposto ad accettare • nessun'altra soluzione al di fuori di un'altra Monaco di proporzioni colos– sali, la guerra divenne inevitabile. Il Presidente, sperando che il regime fa– scista potesse rifiutarsi di adempiere gli obblighi assunti con il Patto di Acciaio e potesse restare neutrale, rivolse tutta la sua attenzione all'Italia. Il 24 agosto 1939, il Presidente scrisse una lettera al Re d'Italia "a favo- re del mantenimento della pace." Non era certo il caso di scrivere di nuo– vo a Hitler dòpo gli ingiuriosi commenti che il Fiihrer aveva espresso nei riguardi del Presidente nella sua risposta pubblica agli appelli precedenti. Né il Presidente ritenne opportuno fare appello a Mussolini, e perciò la let– terra fu indirizzata al Re. Ciò non impedf tuttavia al Presidente di rendere omaggio a Musso– lini, ricordando "le grandi realizzazioni che la nazione italiana aveva com– piuto specie durante la passata generazione." Per cercare di commuovere il Duce, il Presidente si spinse fino a dire che "il Governo dell'Italia e quel– lo degli Stati Uniti perseguono oggi quegli ideali del Cristianesimo che in questi ultimi tempi sembrano essere stati cos{ spesso accantonati." Evi– dentemente il Presidente non aveva avuto tempo di leggere l'enciclica di Pio XI che accusava il fascismo ed il regime fascista di essere agli anti– podi del Cristianesimo. Lo stesso giorno, il 24 agosto, Papa Pio XII indirizzò a tutti i go– verni e a tutti i popoli un caldo e commovente appello, implorandoli a "ritornare sulla via della giustizia e della pace," ed ammonendoli che -"è con la forza della ragione e non con quella delle armi che la giustizia progredisce. Gli imperi che non sono fondati sulla giustizia non sono be– nedetti da Dio. L'umanità attende giustizia, pane e libertà, e non il ferro che uccide e distrugge." Questo era un nobile appello, secondo la migliore tradizione dello spirito cristiano e della missione di pace e di giustizia propria della Chiesa. Gli appelli concertati del Papa e del Presidente, e lo sforzo di Roo– sevelt per trarre fuori dall'oscurità il nome del Re d'Italia come fonte di una possibile speranza, seguiti dalla dichiarazione di non belligeranza del- 258 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=