Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

. . L'Italia vista dall'America a votare per Roosevelt, avrebbe potuto farlo facilmente prima servendosi dei normali canali dei vescovi e dei parroci, senza coinvolgere il Segreta– rio di Stato in una questione cosi delicata. Quel che .fu detto e fu fatto a Hyde Park è ancora un segreto del presidente Roosevelt e del cardinale Pacelli, oggi Papa Pio XII. Ma da– gli avvenimenti che seguirono ricaviamo che due argomenti fondamentali erano allora allo studio sia da parte del Vaticano che del Presidente, ed è logico pensare che siano stati ambedue discussi alla Casa Bianca. Le due questioni erano: primo, la politica degli Stati Uniti verso la ribellio- - ne spagnola; secondo, il progetto di stabilire delle relazioni diplomatiche tra il Vaticano e gli Stati Uniti. È triste volgere indietro lo sguardo e notare quanto contraddittoria ed irrazionale fosse allora la nostra politica. In Estremo Oriente tenemmo i nostri mercati aperti all'esercito ed alla marina giapponese in nome della • neutralità, pur sapendo che la Cina, senza disponibilità di denaro e di naviglio mercantile, non avrebbe potuto profittare della nostra generosità consistente nel tenere aperti i mercati. In Europa, ugualmente, in nome della neutralità, chiudemmo il nostro mercato alla Spagna, pur sapendo che in tal modo arrecavamo un grande vantaggio ai ribelli che nel frat– tempo erano efficacemente aiutati dagli eserciti nazista e fascista. Il Cardinale Pacelli fece prevalere il suo punto di vista con il Presi– dente. Gli storici futuri si chiederanno come mai a noi toccasse una parte di secondo violinò nell'orchestra Asse-Vaticano. S'impegnò il Presidente, nell'incontro di Hyde Park a stabilire relazioni diplomatiche con il Vati– cano? Poiché il disegno fu attuato solo tre anni dopo, è logico suppor– re che, se vi fu un impegno, fu preso sapendo che i tempi non erano ancora maturi per un tale passo. Il Presidente. ben sapeva che la grande maggioranza degli americani non avrebbe approvato rapporti cosi stretti tra il suo governo ed il Vaticano. Egli si rendeva anche conto che, se una · simile proposta fosse stata presentata al Congresso, non avrebbe avuto pos– sibilità di successo. Il 16 giugno 1939, sei mesi pnma della missione del sig. Taylor, il corrispondente romano del New York Times informò il pubblico ameri– cano, in un dispaccio proveniente dalla Città del Vaticano, che "Pio XII avrebbe presto fatto dei passi per porre le relazioni tra la Santa Sede e gli Stati Uniti su un piano diplomatico normale." . Il corrispondente dette allora una storia retrospettiva dei negoziati. Affermò che "negli ultimi anni del pontificato di Pio XI era corsa voce che fossero stati fatti dei tentativi per ottenere dagli Stati Uniti l'appro– vazione alla nomina di un Nunzio a Washington, e di un ambasciatore americano presso il Vaticano, ma senza risultato. Ma questa volta, secon– do lo stesso corrispondente, Pio XII aveva proposto una soluzione che consisteva nell'adottare il metodo inglese: e cioè, mantenere il delegato apostolico a Washington come rappresentante del Papa, con poteri diplo- 256 BibliotecaGino Bianco

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