Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

La sorte dell'Italia Mentre collaborava strettamente con i dittatori nella questione spa– gnola, il Vaticano teneva nello stesso tempo d'occhio l'approssimarsi di una nuova guerra europea che avrebbe apportato radicali cambiamenti alla carta politica d'Europa. Perciò, se il Papa avesse dovuto ancora rite– nersi vincolato all'art. 24 del Trattato del Laterano, come veniva interpre– tato dal regime fascista, il Vaticano sarebbe rimasto completamente isolato dagli affari politici, e certamente anche escluso dal partecipare, sia pure in– direttamente, alla riorganizzazione dell'Europa. Naturalmente, era ancora troppo presto per prevedere quale sarebbe stato lo schieramento delle nazio– ni in caso di guerra, e se gli Stati Uniti vi sarebberò statì coinvolti o meno. Una cosa però era certa: gli Stati Uniti, con la loro potenza, le loro ri– sorse, e la loro influenza, erano l'amico di cui il Vaticano aveva bisogno, indipendentemente dal risultato della guerra. Un amico potente come gli Stati Uniti, avrebbe potuto ~ccordare efficace protezione, soprattutto se, come allora sembrava probabile, l'America avesse alla fine agito da inter– mediaria nel ristabilimento della pace. Non c'era tempo da perdere, e nell'autunno del 1936, il cardinale Pa– celli, Segretario di Stato di Sua Santità, si recò negli Stati Uniti. Il Pre– sidente era stato sicuramente informato in anticipo del viaggio del car– dinale al momento delle elezioni e non lo aveva scoraggiato. Sua Eminen– za sbarcò a Nuova York il 9 ottobre 1936, proprio nel momento in cui la campagna elettorale toccava il culmine. Dopo aver trascorso due setti– mane negli Stati dell'Est visitò Washington, senza però vedere il presiden– te Roosevelt. Poi fece una rapidissima visita negli Stati di mezzo e in quelli della costa del Pacifico. Il viaggio durò due settimane e lo condus– se a Chicago, St. Paul, San Francisco, Los Angeles, e poi a St. Louis, e Cincinnati. Il primo novembre era di ritorno a Nuova York, e il 6 no– vembre, dopo le elezioni, fece visita al vittorioso presidente Roosevelt a Hyde Park, dove fu invitato ad una colazione intima. Di solito il Segretario di Stato del Papa non visita un paese stra– niero se non ha delle importantissime ragioni per farlo. E ancora piu in– consueto era il fatto d'aver scelto per una simile visita il periodo finale di una campagna presidenziale. Sugli scopi di questa visita circolarono ogni sorta di voci. Specialmente i giornali nazisti e fascisti si dissero con– vinti che fosse andato per offrire il voto dei cattolici al presidente Roo– sevelt. Altri affermarono che fosse andato per far tacere padre Coughlin, che stava allora conducendo una campagna contro Roosevelt, arrivando fino al punto di dire che se le schede elettorali non fossero riuscite a cac– ciarlo via gli americani avrebbero dovuto usare le pallottole. Si disse pure che la missione di Pacelli era di stabilire delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. Pacelli fece di tutto per mostrarsi del tutto indifferente verso le elezioni. Con una condotta diplomatica estremamente corretta, si era astenuto dal rendere visita al Presidente prima del giorno dell'elezione. D'altro canto, padre Coughlin fu lasciato libero di continuare la sua ve– lenosa campagna. Se il Vaticano avesse desiderato di spingere i cattolici 255 Biblioteca Gino Bianco

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